mercoledì 12 febbraio 2014

Recensione: "L'atelier dei miracoli" di Valèrie Tong Cuong





Millie


"La tosse bruciante mi ha strappato alla notte.
Ho socchiuso gli occhi.
Di fronte a me una lunga lingua di fumo scuro attraversava silenziosa la finestra,
lambendo fino al soffitto la carta da parati ingiallita.(...)
Forse avevo desiderato questo incendio?
L'avevo per caso sperato, laggiù in fondo, dove si cela l'inconscio?(...)
Era il mio ultimo giorno in azienda, una giornata particolarmente noiosa,
trascorsa a servire caffè e distribuire corrispondenza sapendo che lasciavo l'impiego,
e malgrado due mesi di lavoro corretto e leale, eseguito con precisione,
dall'inizio della settimana nessuno mi affidava più alcun compito.(...)
Io ero un'iterinale di passaggio, una che si vestiva ai mercatini dell'usato.(...)
Se la sera prima non mi fossi ubriacata come un'adolescente 
avrei udito la sirena dei pompieri.(...)
Avrei resistito al terrore che mi vinceva, ci avrei ragionato sopra.(...)
Mi sono avvicinata alla finestra,
 trattenendo il respiro per non alimentare il focolaio che già mi divorava dentro,
e urlando ho scavalcato il parapetto.
La traiettoria del mio volo avrebbe disegnato la forma di una forcina per capelli."


Mike 


"Tutto sommato, a me non andava tanto male.
La cosa più difficile era evitare di pensare.
Perchè il pensiero ti dilania più di una mina anticarro.
E' per questo motivo che parlavo in continuazione. (...)
Ci sono comunque alcuni inconvenienti sulla strada,
le intemperie, la schiena rotta a forza di stare seduti tutto il giorno 
a trenta o quaranta centimetri da terra
o ritti a pestare i piedi,
ma per il resto niente di cui lamentarsi,
si mangiava molto meglio che nell'esercito, e roba di ogni genere:
yogurt, formaggio, prosciutto, legumi e cose buttate via ogni sera ancora confezionate,
benedetta sia la data di scadenza sugli alimenti."


Mariette


 "-Su, su signora Lambert, i suoi studenti l'aspettano!-
Mi aspettavano, come no. Belve affamate e crudeli. 
Avevano deciso di farmi fuori. (...) 
Mettevano a segno i loro colpi con discrezione.
Nel nostro piccolo mondo ovattato, fatto di semplici comodità,
il crimine si commetteva in silenzio.(...)
Avevano fatto una scommessa: non regge fino a Pasqua.(...)
Sembrava che nè il preside, nè gli assistenti scolastici, nè gli altri colleghi
notassero la loro gioia puerile ogni volta che scivolavo sull'ennesima buccia di banana.
Perciò mi ero decisa a stare zitta.(...)
Per quasi vent'anni avevo esercitato il mio mestiere con passione.
Adesso lo so: per tutto quel tempo ero stata molto più felice con i miei allievi che a casa,
di fronte a mio marito, e anche dopo, per quanto possa sembrare strano, 
con i miei figli.(...)
A poco a poco però le cose erano cambiate.
Avevo sentito l'attenzione scemare, la stima diminuire, le critiche accumularsi."


Millie, Mike e Mariette: tre persone, tre vite così diverse tra loro eppure accumunate da un disagio che dilaga e cresce in questa nostra società e che sfoga inevitabilmente in dramma. Sarà un tragico fato a far sì che le loro strade si incrocino e si avvicinino o sarà l'ambigua figura di Jean, responsabile dell'Atelier, un'associazione caritatevole che aiuta le persone in difficoltà? Si presenta a ognuno di loro non come un'ancora di salvezza, ma come una guida, una persona che riuscirà a dare loro una seconda possibilità di vita.




Jean appare non solo come un uomo gentile e premuroso, ma anche come una persona efficiente e organizzata. Offre a Mike un lavoro come "uomo della sicurezza" all'interno della struttura, visto il suo trascorso nelle forze armate, un aiuto psicologico a Mariette che deve ricostruire la stima verso se stessa e  una nuova identità alla giovane Millie, dandole un nuovo lavoro e un posto dove vivere.
Ma sarà davvero puro e semplice altruismo a spingere Jane a prodigarsi così al suo prossimo, o dietro l'Atelier e dietro la sua figura rassicurante e disponibile si nascondono ragioni ben precise e ogni singola tessera del puzzle deve per forza essere messa al posto giusto per far sì che questo "gioco" riesca davvero?
E' quello che comincia a pensare Mike, che inizia a porsi diverse domande su questo posto magico dove sembrano accadere dei veri e propri miracoli...


Il mio commento 

Il romanzo inizia con la presentazione dei nostri tre protagonisti, e in poche righe entriamo nel loro mondo, di cui tutti noi in qualche modo facciamo parte: incomprensioni tra genitori e figli, ristrettezze economiche che mettono in ginocchio la gente e la riducono in povertà, traumi infantili che ci segnano nel profondo e che condizionano tutta la nostra vita... L'autrice ci mostra una realtà forse un pò troppo "estrema" e amplificata delle cose, ma ci da modo di riflettere sulla nostra attuale società e su come questa ci influenzi fino a cambiarci dentro. La scrittura della Cuong è piacevole, scorrevole e ho condiviso pienamente la scelta di una narrazione in prima persona da parte dei singoli protagonisti, offrendo così al lettore differenti punti di vista nello svolgimento della storia.
Una storia interessante e per molti versi istruttiva, che inevitabilmente ci porta a porci diverse domande e nel frattempo a trovare le giuste risposte, sempre che giuste alla fine possano essere...
Buona lettura!

Nessun commento:

Posta un commento