giovedì 24 aprile 2014

Recensione: "Il gioco dei sensi" di Shiloh Walker




"Stravaccato su un lettino da mare, una bottiglia di birra in mano, 
Colby Mathis recitò per la quinta volta il suo mantra:
questa sì che è vita.
In pensione anticipata da un lavoro governativo,
le sue pochissime responsabilità riguardavano perlopiù la gestione di una libreria ben avviata.
Non aveva obblighi verso nessuno, nessuna vita dipendeva da lui.(...)
Trascorreva le sue giornate su una spiaggia assolata.(...)
Lontano, lontanissimo da quando lavorava in una task force dell'FBI
in cui gran parte degli agenti aveva perso la testa.(...)
Dopo il lavoro, sarebbe tornato a casa per una serata tranquilla.
Innaffiata di Jack Daniel's. Stava rimurginando troppo,
rischiando di avere di nuovo quegli incubi. Meglio affogarli nell'alcol.(...)
Poteva rilassarsi. Dimenticare tutti i suoi fallimenti.
Scordarsi del lavoro, di tutte le persone che aveva perduto.
Doveva solo riuscirci. Si era lasciato quella vita alle spalle. Ormai non lo riguardava più...
D'un tratto il suo cuore iniziò a palpitare.(...)
Uno sciame di puntini neri gli offuscò la vista per un minuto e poi scomparve,
e la sua visuale assunse una chiarezza spaventosa e surreale.(...)
Chiunque altro avrebbe creduto di essere in preda a un attacco di panico
o addirittura di un infarto.
Ma Colby sapeva di cosa si trattava. Non era un infarto. Sarebbe stato meglio.
Perchè quello che stava accadendo era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto accadesse.
Non poteva farlo, non di nuovo.(...)
Era appena un adolescente quando i suoi poteri psichici lo avevano investito per la prima volta.
A volte le visioni erano intense.
Questa lo era abbastanza da risucchiargli tutta l'aria dai polmoni." 




Nonostante sia stata una sua scelta, Colby non riesce ad adattarsi alla sua nuova vita. Credeva che lasciare l'FBI servisse a scacciare i suoi demoni interiori, le sue angoscianti visioni, a ritrovare la pace con se stesso, ma più passa il tempo più si rende conto che nonostante tutto, lui è e resterà sempre un agente governativo, che lo voglia o no. A complicare ulteriormente la situazione, quello stesso giorno, dopo ben quindici anni, Colby riceve l'inaspettata visita del tenente Mica Greer.

"Già prima di voltarsi e vederla, sapeva.
E non per una sorta di preveggenza.(...)
Colby sentiva per istinto che i guai erano in arrivo.
Guai... un metro e settantacinque di guai.(...)
Gli occhi -di una strana e profonda sfumatura blu violetto-
erano celati dietro gli occhiali da sole. 
Colby poteva solo immaginare quanto disprezzo vi avrebbe scorto.(...)
Mica Greer non aveva mai avuto molta simpatia per i sensitivi.
Assurdo, visto che lei era una di loro.
O forse non troppo assurdo, immaginò lui.
Il rifiuto è un modo di negare il problema, no?
Il dono di Mica, proprio come il suo, era stato instabile.
A differenza sua, però, lei non aveva imparato a stabilizzarlo da sola attraverso la pratica.
Le serviva un patner.(...) Per qualche tempo avevano lavorato insieme.
Il dono di Mica era cresciuto, sbocciato... come quella strana cosa tra loro.
Poi lei aveva smesso di accogliere tutte quelle follie del cazzo nella propria vita.
Si era tirata indietro. 
Non solo era uscita dall'unità, ma aveva lasciato proprio l'FBI. E anche lui...(...)
-Qualunque cosa tu voglia, Mica, non posso aiutarti. Và via.-
-Non sai cosa voglio.-(...)
Continuò a giocare con la sabbia. Meglio quello che saltarle addosso.
E la tentazione era forte.(...)
Lo prese per il braccio e quel semplice tocco quasi lo immobilizzò.(...)
Era stato un massacro senza spargimento di sangue.
Lei aveva abbassato la guardia e ora non tentava nemmeno più di zittire i propri pensieri.(...)
C'era pochissimo sangue, un fatto inquietante, 
dal momento che la vittima era ricoperta di tagli da capo a piedi (...)
-Ho bisogno del tuo aiuto.(...) Ho mollato te. 
Ho mollato l'agenzia perchè non riuscivo a sopportare ciò che accadeva 
quando usavamo insieme i nostri poteri. Non ero abbastanza forte ecco tutto.(...) 
Perciò me ne sono andata. Vuoi odiarmi per questo? Fallo.(...) 
Non mi devi niente. Ma un'altra donna verrà uccisa. 
Lo so. Lo sento. 
Per quanto riguarda le indagini bracoliamo nel buio. 
Un'altra donna troverà la morte e non potremo aiutarla. E lei non ha fatto niente di male.-"




Il modus operandi de "Il chirurgo" è ormai diventato inconfondibile: un tulipano viola abbandonato sul corpo martoriato di ogni giovane donna che uccide. Colby, dopo un'iniziale voglia di fuggire lontano da Mica e da ciò che significa per lui tornare sul campo dopo quasi due anni, non riesce a tirarsi indietro. La sua coscienza non glielo permette e nemmeno il suo cuore, ancora dolorosamente legato a quello di lei.




Riusciranno insieme a trovare il serial killer 
prima che venga compiuto il prossimo massacro?
Mica scenderà a patti con se stessa 
e con quella parte misteriosa e oscura di sè che le fa così paura?
E il sentimento che una volta non è bastato a tenerli uniti... 
troverà oggi ragione di esistere ancora?


Il commento di Michela

"Il gioco dei sensi", titolo che a mio avviso non poteva essere più appropriato per descrivere questo libro. Questa è davvero una storia che racchiude in sè elementi quali mistero, fascino, sensualità e morte. Un mix ben dosato, che rende la storia davvero intrigante. A livello narrativo, i fatti vengono raccontati dal punto di vista di entrambi i protagonisti e questo permette al lettore di avere un quadro emotivo ad ampio spettro dell'intera storia. L'erotismo è presente ma in modo non eccessivo -senza offuscare la trama- e senza volgarità, molta invece la suspence creata dall'autrice, fino a fine romanzo. Possiamo quindi promuovere a pieni voti questo ottimo thriller, sapientemente mescolato a una sana dose di passione, che non guasta mai.

mercoledì 23 aprile 2014

Recensione: "On Desire" di Sylvia Day




"Due esplosioni scossero l'U.S. Marshal Brian Simmons il 15 Agosto alle 4:32 del pomeriggio:
la prima seguì alla vista del suo perenne sogno erotico, Layla Creed;
la seconda alla detonazione di una granata.
Udì il sibilo dell'ordigno che si dirigeva verso di lui
un istante prima che il proiettile colpisse uno dei tre Suv Chevrolet in attesa di trasferire Layla.
Senza perdere un secondo, si lanciò in avanti,
la spinse a terra e le fece scudo con il proprio corpo.(...)
L'alloggio era compromesso.
Almeno due agenti avevano perso la vita,
uno dei quali era un amico, lo conosceva da anni.
Non poteva essere certo di chi fidarsi,
e con Layla nel mirino non aveva intenzione di correre rischi.
Fu una violenta possessività a guidarlo.
E lei lo seguì, le dita strette alle sue mentre correvano giù per le scale."




Sono passati cinque anni, cinque lunghi anni dall'ultima volta che lo ha rivisto in carne e ossa. Sembra più forte, più snello e ancora pericoloso, pericoloso per chi decide di mettergli i bastoni tra le ruote, ma soprattuto pericoloso per lei, per il suo cuore ancora sanguinante. 
Una parte di sè è morta il giorno che ha trovato la forza di lasciarlo. Per quanto si sia sforzata, non è riuscita ad accettare la pericolosità del suo lavoro. Layla ha già perso troppo: veder morire suo padre e suo fratello sotto le armi è stato più che sufficiente, non  potrebbe sopportare la perdita di un'altra persona a lei cara, ma Brian non l'ha capita. E ora dopo aver trascorso gli ultimi tre anni nel Programma Protezione Testimoni, non è più Layla Creed, ma da allora è diventata Layla Cunningham. E' bastato un week end a Tijuana per stravolgere la sua vita: il posto sbagliato con le persone sbagliate. E' diventata la testimone chiave contro Angel Martinez, uno dei luogotenenti più in vista del cartello e ora, a tre giorni dal processo in tribunale dove Layla dovrà deporre, gli uomini di Martinez l'hanno trovata e vogliono ucciderla.


Cosa le fa più paura in questo momento? 
Sapere che la sua vita è appesa a un filo 
oppure passare le prossime settantadue ore da sola con l'uomo 
che ha ucciso ogni sua speranza di amare?




"-Dove diavolo avevi la testa?-
-Qual è il tuo problema? Vivere pericolosamente è una prerogativa solo tua?-
-Non provare nemmeno a paragonare il mio lavoro 
con l'andarsene in giro a spassarsela senza un minimo di buonsenso-
Layla guardò fuori dal finestrino tremando per la frustrazione.(...)
-Layla,- Brian si passò una mano tra i capelli -non so che farci. E' che saperti in pericolo...-
Layla si voltò verso di lui con quei suoi occhi gelidi 
che riuscivano ogni volta a sconvolgerlo.
-Adesso sai come ci si sente.-
Brian incassò il colpo. 
Aveva commesso il più grosso errore della sua vita pensando che prima o poi
 l'avrebbe accettato per ciò che era.(...)
Era stata risucchiata nel suo mondo, 
e la peggiore ironia era che questo, invece di avvicinarla,
l'aveva allontanata ancora di più da lui.(...)
-Hai ancora gli incubi, piccola?- le chiese piano.
-Come lo sai?-
-Ti conosco,- Brian allungò una mano e prese la sua -tieni per te il tuo dolore.-
Lo sguardo di Layla si posò sulle loro mani unite.
-Anche tu- replicò lei a voce bassa.
Non sapeva se si stesse riferendo alla morte di Jacob, o alla loro rottura.
-A volte- disse lui.


Entrambi sentono la forte attrazione che ancora li lega e le tante parole che non sono riusciti a dirsi quel giorno ancora pesano sui loro cuori come macigni; lui per il troppo orgoglio, lei per il timore di non essere nuovamente ascoltata e capita. Tuttavia questa volta il destino -o forse non propriamente il caso- ha deciso di dare a Brian la possibilità di riavvicinarsi a Layla. 


"Ti ho visto ridere a crepapelle
e ti ho visto dare di matto, ma non ti ho mai visto piangere-
continuò lei sottraendosi alla stretta della sua mano.
-Quando ti ho detto che tra noi era finita non hai battuto ciglio.
Avrei dovuto saperlo. Forse ero troppo giovane, troppo ingenua.-
Brian strinse il pugno sentendo il palmo che gli doleva per la perdita del tocco di Layla.(...)
-Lo sai cosa significavi per me, Layla.-
-Sapevo che non ero abbastanza. 
In comune avevamo soltanto Jacob e la nostra passione per il sesso. Tutto qua.-
-Stronzate.-
Controllò lo specchietto retrovisore per la milionesima volta per accertarsi che nessuno li seguisse.
-Il sesso era fantastico perchè avevamo qualcosa di speciale.-
-E allora perchè non mi hai seguito quando me ne sono andata?-
-Pensavo che avessi bisogno di un pò di tempo per calmarti.-
-No. (...) Pensavi che avessi bisogno di crescere. Che prima o poi avrei visto le cose come le vedevi tu,
il che la dice lunga su quanto fosse sbagliato stare insieme.
Per te resterò sempre la sorellina di Jacob.
Mi sono cresciute le tette e sono diventata meggiorenne,
ma non mi avresti mai trattato come una donna che merita di avere voce in capitolo.-
-Stai iniziando a farmi incazzare.-
-Ho colpito troppo vicino il bersaglio?- lo schernì Layla con un sorriso malizioso che lo eccitò.
-No, dolcezza. Nemmeno un pò.- (...)
Tra di loro calò il silenzio, carico di tutte le parole non dette.
A ogni chilometro si avvicinava sempre di più il momento in cui l'avrebbe persa di nuovo.(...)
Aveva tre giorni per chiarire la situazione e sistemare qualsiasi cosa fosse andato a puttane tra loro."




Brian saprà giocare bene le sue ultime carte 
oppure anche stavolta l'orgoglio avrà la meglio sui suoi sentimenti per lei? 
E Layla riuscirà a perdonarlo? 
Riuscirà a capire che oltre all'orgoglio ferito di Brian c'è dell'altro? 


Il mio commento

Torna Sylvia Day con un suo avvincente breve romanzo. Come tutti i libri che la contraddistinguono, è la passione a fare da padrona. Una passione che coinvolge corpo e cuore a trecentosessanta gradi. Il sesso con Sylvia Day si trasforma in una vera alchimia dei sensi e i nostri protagonisti non fanno eccezione. Una storia che corre sul filo del rasoio sin dalla prima pagina e che continua fino alla fine: sarà più dura per Layla e Brian sopravvivere alla minaccia che li insegue, oppure abbandonarsi senza più difese all'amore? Non resta che leggere il libro per scoprirlo...





Recensione: "Il meglio di me" di Nicholas Sparks




"-Andremo a vivere insieme- disse lei con le guance ancora umide. (...)
-Troveremo una soluzione.-
Dawson rimase in silenzio fissando il pavimento.
-Devi andare all'università- le disse infine.
-Non m'interessa studiare- protestò Amanda. -Mi interessi solo tu.-
Lui lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
-Anch'io ci tengo a te. Ed è il motivo per cui non posso privarti di tutto questo- ribattè.
Lei scrollò il capo, sbigottita.
-Non mi stai privando di niente, tu. Sono i miei genitori.-
-E' per colpa mia, lo sappiamo entrambi. (...) 
Quando ami una persona, devi riuscire a lasciarla andare, giusto?-
Lei sussultò.
-E se questa persona torna indietro, significa che è destino? E' così che la vedi?- (...)
-Sto cercando di essere realistico. Stiamo parlando della tua vita. E io... non posso farne parte.- (...)
-Non parli sul serio.- Nella voce di lei traspariva una nota quasi di paura.
Lui avrebbe voluto tanto stringerla a sè, e invece si costrinse a fare un passo indietro.
-Torna a casa- le disse.(...)
Lei sbiancò in volto, impietrita.
-Allora è così?-
Invece di rispondere, lui le voltò la schiena. 
Sapeva che se l'avesse guardata, avrebbe cambiato idea, e non poteva permetterlo.
Non le avrebbe fatto questo.
Si curvò sotto il cofano aperto della Mustang, deciso a non farsi vedere piangere da lei.
Quando Amanda se ne andò, 
Dowson si lasciò scivolare sul pavimento impolverato accanto alla macchina e restò lì per ore. (...)
Sapeva che lei avrebbe sempre rappresentato il meglio di lui, 
la parte che avrebbe sempre anelato a conoscere."




Sono passati venticinque anni da quel giorno, da quando, con le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi, Dawson ha lasciato Amanda, dandole la possibilità di avere un futuro migliore. Lui è un Cole, il suo cognome è garanzia di guai e ogni persona sensata sta lontana da loro, evitandoli come la peste. Lui cerca di convincere Amanda e se stesso che non c'è speranza per loro, ma da allora non c'è stato giorno in cui non abbia pensato a lei, in cui non si sia domandato dove fosse e cosa facesse. E non smette di pensarci neppure quando per volere dell'amico defunto, è costretto dall'avvocato di quest'ultimo a fare ritorno a Oriental, per leggerne le ultime volontà.
Appena arrivato in paese, non ha nessun amico da andare a salutare, nessun parente a cui fare visita, quel delinquente di suo padre è morto anni prima per un bicchiere di troppo e i suoi cugini lo odiano, soprattutto dopo il loro ultimo incontro in cui Dawson ha mandato in ospedale uno dei due con il naso rotto. Per questo decide di tornare nell'unico luogo che ha mai sentito come proprio: la casa di Tuck.

E se il destino avesse deciso di fargli un regalo, 
proprio in questo momento così triste per lui?




"Dawson parcheggiò accanto alla Bmw e scese.
Era sorpeso dai pochi cambiamenti che la casaaveva subito negli anni.(...)
Dawson si diede un'occhiata intorno. (...)
Cominciò a girare intorno alla casa, avviandosi verso il garage.(...)
Svoltato l'angolo e uscito al sole, notò una donna sulla soglia,
 intenta a esaminare quella che probabilmente era l'ultima auto d'epoca
che Tuck avesse restaurato.
In un primo momento ipotizzò si trattasse di un'impiegata dello studio legale,
e stava per salutarla, quando lei si voltò.
Le parole gli morirono in gola.
Anche da lontano era persino più bella di come la ricordasse,
e per un tempo che gli sembrò infinito rimase a fissarla in silenzio.(...)
Fu allora, mentre Amanda ricambiava il suo sguardo attraverso gli anni,
che Dawson comprese all'improvviso
come mai Tuck Hostetler avesse insistito perchè tornasse a casa."


Dawson rimane senza fiato nel vedere dopo più di vent'anni, quello che è stato il suo vero e unico amore di fronte a sè. Lei è ovviamente cambiata, l'ultima volta che l'ha vista aveva poco più di diciassette anni e tutta la vita davanti. L'Amanda che ha di fronte ora è una donna sulla quarantina, bella e seducente.
E proprio mentre i due si salutano e si abbracciano, spinti da una forza magnetica che li fa sentire ancora legati, Dawson viene colpito da una consapevolezza quasi dolorosa: non è solo il ricordo di lei che gli ha impedito di dimenticarla e voltare pagina, ma l'amore che provava allora e che ancora nutre profondamente per Amanda. 
Dopo un'iniziale disagio da parte della donna, i due ritrovano il piacere e la naturalezza nel parlare e nel ricordare i vecchi tempi, le gioie e i dolori che hanno condiviso in quegli anni di giovinezza. E' passata una vita da allora, eppure, mentre ne parlano, i ricordi non sono mai stati così vividi e le emozioni risalgono lentamente in superficie, sopite in qualche parte del cuore. Con grande sorpresa, Dawson scopre che anche Amanda è stata contattata dall'avvocato per la lettura del testamento dell'amico, e ora capisce che il caro e buon vecchio Tuck ha previsto ogni cosa, per fare in modo che loro due si incontrassero di nuovo. Sapeva che non si sarebbero mai tirati indietro di fronte alle sue ultime volontà, e mentalmente Dawson non può fare a meno di ringraziarlo per questo suo dono d'addio.


"Amanda e Dawson,
grazie per essere venuti. Grazie di fare questo per me.
Non sono molto bravo a scrivere, così credo che il modo migliore per cominciare 
sia dirvi che questa è una storia d'amore. Mia e di Clara.(...)
Eravamo sposati da tre anni e lei aveva già avuto il primo aborto.
Sapevo quanto ne soffriva e anch'io soffrivo,
perchè non potevo fare niente.
Le difficoltà a volte allontanano le persone.
Per altri, come noi, creano un legame più forte.(...)
Era il 1942 e quell'anno per il nostro anniversario andammo a vedere
For Me and My Gal, un film musicale. (...)
Dubito che voi lo abbiate visto, comunque parla di un uomo che si mutila 
per evitare di partire per la grande guerra  e poi deve riconquistare la donna che ama,
una donna che ora lo crede un vigliacco.
Io intanto avevo ricevuto la cartolina dall'esercito,
 quindi quel film mi aveva colpito molto (...)
ma noi due quella sera preferivamo non pensarci.
Così parlammo della canzone del titolo.
Era la melodia più commovente e incantevole che avessi mai sentito.
Tornando a casa continuavamo a cantarla.
Una settimana più tardi mi arruolai in marina. (...)
Nel 1955 cominciammo a costruire questa villetta.(...)
Ho sparso le sue ceneri qui, nel luogo che lei amava.(...)
Ecco perchè siete qui, ed ecco perchè vi ho chiesto di fare questa cosa per me.
questo è il nostro posto,
un angolino di mondo dove l'amore rende possibile qualunque cosa.
Credo che voi due, più di chiunque altro, possiate capirlo.
Ora per me è giunto il momento di raggiungerla.
E' tempo che cantiamo insieme. E' la mia ora e non ho rimpianti.(...)
Spargete le mie ceneri al vento tra i fiori e non piangete per me.
Dovete invece rallegrarvi per noi.
Sorridete di gioia per me e per la mia ragazza."


Amanda gli racconta della sua vita: è sposata con un dentista, ha tre figli e dedica il suo tempo libero come volontaria al reparto oncologico all'ospedale della città in cui vive ormai da tempo.
A differenza sua, lei si è rifatta una vita, una vita che sembra perfetta, eppure Dawson scorge nei suoi occhi una tristezza infinita. Sarà per la morte improvvisa del loro amico o forse c'è dell'altro, qualcosa che Amanda non riesce a dirgli? Forse anche lei rimpiange ciò che avrebbero potuto essere insieme... 


Quali sorprese riserverà loro 
questo lungo week end a casa? 


 







Sarà la loro occasione per riscrivere il passato 
o per dirsi addio con la serenità nel cuore?


Il mio commento

Come molti di voi sapranno, questo non è l'ultimo libro pubblicato da Nicholas Sparks, ma la sua pubblicazione risale al 2012, tuttavia, da tempo era mio desiderio leggerlo per il bagaglio di emozioni che ho immaginato accompagnasse l'intera storia, una storia che ho avuto conferma essere semplicemente stupenda. Ritengo questo uno dei libri di Sparks che più mi ha colpito il cuore -forse per motivazioni mie personali-, e che mi ha emozionato sin dalle prime pagine. La trama in sè è molto ben costruita nei minimi particolari e per nulla scontata -perchè c'è da riconoscere che i romanzi di Sparks non sono volutamente e forzatamente sempre a lieto fine e questo lo apprezzo molto, perchè rende più veritiere le storie da lui narrate- ma ciò che colpisce è la bravura innata dell'autore nel permettere al lettore di fare sue le emozioni dei protagonisti. Leggendo più romanzi di Sparks mi rendo conto come sia "facile" trasformare i suoi libri in film, perchè lo scrittore non si limita a raccontare una storia, le sue sono vere e proprie sceneggiature cinematografiche: sa descrivere il protagonista e ciò che gli accade intorno, ricreando nella mente di chi legge un vero e proprio film, descrivendo minuziosamente ogni scena da più punti di vista, senza tuttavia perdersi in descrizioni futili e superficiali, che spesso risultano noiose. 
Questo è un libro che parla di rimpianti del cuore e di rinunce dettate dalla ragione, che portano inequivocabilmente all'infelicità. Sparks ci insegna che a volte il destino, -in questo caso sotto forma dell'amico Tuck- sa esattamente quale sarà la strada che alla fine dovremo percorrere: il viaggio sarà lungo e spesso tortuoso, fatto di scelte sbagliate o meno, che ci portranno lontano, ma alla fine ci darà tutti i mezzi per arrivare là dove dobbiamo essere.
Se siete delle romantiche fataliste come me e credete al vero amore... dovete assolutamente leggere questo splendido libro! Buona lettura a tutti...

martedì 15 aprile 2014

Recensione: "Abisso di Tenebra" di Gena Showalter




Torna la nostra amata Gena Showalter con una nuovissima serie fantasy




"La quattordicenne Viktorija Lukas correva tra i tendoni del circo,
con la gola e i polmoni in fiamme.(...)
Più Vika si avvicinava alla sua destinazione più l'odore degli animali permeava ogni suo respiro.
Era un odore che aveva imparato ad amare.
Un odore di cui suo padre voleva privarla per sempre.
Voleva vendere i suoi piccoli... a pezzi.(...)
-Queste creature spelacchiate ci costano troppo-,
aveva brontolato suo padre quel mattino.(...)
Non gli importava che fossero i suoi unici amici,
la sua unica consolazione dopo la morte della madre.
Come proprietario del Cirque des Monstres, Jecis Lukas pensava al profitto e basta.
E il profitto chiedeva che facesse posto a un nuovo serraglio, che avrebbe ospitato persone.
Creature di altri mondi, per essere esatti, maschi e femmine di diversi pianeti,
le cui famiglie erano venute sulla Terra quasi un secolo prima,
in cerca di sicurezza e di pace.
Purtroppo non avevano trovato nè l'una nè l'altra,
perchè era scoppiata una guerra mondiale che aveva rischiato di distruggere il pianeta.
E anche se alla fine era stata raggiunta una tregua,
che aveva consentito agli extraterrestri di vivere accanto agli umani,
le innumerevoli razze erano considerate ancora una bizzarria.
Alcuni avevano colori strani, altri forme abnormi, o possedevano poteri mai visti.
Gli umani avrebbero pagato per osservarli e deriderli,
specialmente in un luogo squallido e sperduto come quello."




Sei anni dopo...

"Michael Black si appoggiò allo schienale della poltrona
e studiò i tre agenti che aveva reclutato per l'operazione Dumpster Dive.
Erano tutti extraterrestri che erano stati allevati sulla Terra,
tutti avevano perso la famiglia biologica dopo la nascita e,
grazie a lui, tutti erano stati adottati da una famiglia umana.
Aveva cominciato ad addestrarli all'età di cinque anni.(...)
Ora i ragazzi erano cresciuti e stavano per affrontare la più grande minaccia della loro vita.(...)
Blue era un arcadiano, una razza conosciuta per il colore pallido della pelle,
i capelli bianchi e gli occhi color lavanda.(...)
Dei tre maschi, Blue era l'unico ad avere un'immagine pubblica.
La sua copertura di giocatore di football professionista
gli permetteva di entrare nelle feste giuste,
frequentare delle persone giuste,
dove l'alcol scorreva a fiumi, insieme ai segreti.
Accanto a lui sedeva Solomon Judah.(...)
Era ben più alto di Corbin e Jonh, con una massa muscolare ancora più impressionante
ma mentre gli altri due erano esemplari di bellezza urbana,
lui era un incubo di bruttezza.
No, era un'affermazione esagerata.
In realtà sembrava una creatura venuta dagli inferi 
soltanto quando il suo carattere prendeva il sopravvento.(...)
Solo aveva i capelli scuri tagliati in modo irregolare da lui stesso e la pelle color bronzo.
Gli occhi erano azzurri, con ciglia lunghe, il naso forte e aristocratico.
Quando si infuriava, la sua pelle assumeva una tonalità porpora che incuteva paura,
ed era l'ultimo colore che vedevano i suoi nemici prima di una morte orribile.
I denti si allungavano in qualcosa che era più mostruoso delle zanne.
Gli zigomi raddoppiavano di volume e le orecchie crescevano appuntite.
Artigli metallici gli spuntavano dalle unghie.(...)
-D'accordo, sbrighiamoci-.
Premette qualche pulsante e uno schermo apparve sulla parete alle sue spalle.
-Vi presento Gregory Star. Umano. Trentatrè anni. Sposato.(...)
Abbiamo registrato la scomparsa di diversi agenti dell'unità di Investigazione
e Rimozione degli Alieni alla porta di Mr. Star.
Non siamo ancora intervenuti perchè non sappiamo se siano vivi o morti.-
-Quindi non hai idea di quello che Star vuole da questi agenti
 o di quello che ne fa- affermò brutalmente Jonh.
-Corretto.- (...)
Jonh serrò le labbra.(...)
-Bene. Avete quattro giorni per prepararvi.(...) Potete andare.-
I tre scattarono in piedi simultaneamente.(...) I sensori sopra la porta registrarono il movimento
e fecero scattare il meccanismo di apertura. (...)
Whoosh.
Un improvviso, violento scoppio di calore invase l'intero ufficio, 
sollevando Michael dalla poltrona e mandandolo a sbattere contro la parete opposta.(...)
Qualcuno aveva lanciato una bomba a casa sua, nel suo ufficio.(...)
Dove sono i ragazzi? si chiese.
Il dolore era feroce, adesso.(...)
Finalmente il buio lo inghiottì e non seppe più nulla."
 



"La consapevolezza arrivò a lenti gradi per Solomon.
Il buio si diradò e i primi pensieri si formarono nella sua mente.
Devo svegliarmi. E' successo qualcosa. Qualcosa di brutto.
Era coperto di sudore e sentiva la pelle pizzicare e,
a ogni respiro, bruciare l'interno del naso.(...)
Era un alloriano, una razza di cui gli umani on sapevano quasi nulla,
e grazie al potere ereditato dal tutore
che gli avevano dato i genitori biologici, guariva velocemente.(...)
Senza curarsi della luce, riaprì gli occhi e li tenne aperti.(...)
Si trovava in una gabbia.
Quella rivelazione lo colpì con la violenza di un fulmine, facendolo scattare in piedi.(...)
Tutt'intorno a lui, uomini e donne erano chiusi in gabbie simili alla sua:
grandi, con pesanti sbarre di ferro, un tetto rosso in cima e quattro ruote sul fondo.
I maschi indossavano un perizoma e le donne un tessuto trasparente sui seni e intorno ai fianchi.(...)
Solo guardò oltre le gabbie. C'era un trapezio avvolto da filo spinato.
Un uomo saliva su una palla di cannone a grandezza naturale, (...)
una donna faceva salti mortali su un trampolino.(...)
La verità lo colpì con la forza di un maglio.
Star (...) l'aveva venduto a un circo."


Solo comincia a chiedersi, se lui è stato venduto a un circo, che fine è toccata al suo capo e ai suoi due amici? In cuor suo non vuole arrendersi alla possibilità che gli altri siano morti nell'esplosione, o peggio per mano dello stesso Star. Una cosa adesso è chiara nella sua mente: Solo deve fuggire da lì per cercare i ragazzi e trovare quel bastardo. E' pronto a uccidere chiunque gli sbarri la strada. Ecco perchè si prepara a cogliere di sorpresa l'umana incaricata di sfamarlo che si avvicina incurante degli insulti e delle minacce degli altri prigionieri. Ma nel momento in cui alza gli occhi su di lei si sente confuso, quasi ammaliato dai suoi occhi profondi.




"Solomon non riusciva a distogliere lo sguardo da lei,
poteva soltanto assorbire ogni singolo dettaglio.
(...) Quella giovane donna era un assaggio di paradiso,
era luce e dolcezza e lui era improvvisamente affamato.
L'unico neo era il livido recente sulla guancia destra.
Come se avesse avvertito il suo sguardo su di sè,
lei si voltò dalla sua parte. (...)
Solo sapeva che cosa significava quella reazione.
Lo trovava mostruoso, come tutti.
Eppure non distolse lo sguardo,
come se fosse stata disgustata o spaventata. 
Continuò a fissarlo.
L'aria tra loro sembrava vibrare di... qualcosa
e lui sentì ogni muscolo tendersi dolorosamente intorno alle ossa. (...)
-Ciao- lo salutò.
-Perchè non ti avvicini un pò di più?- le chiese.
-Credo che resterò qui, ma grazie dell'invito.-
-Che cosa stai guardando?-
-Te è evidente.-
-Donna! (...) Vuoi morire?-
-Meraviglioso. L'ottava minaccia d morte del giorno. Devo annotarlo nel mio diario.-
-Sì, vuoi proprio morire- disse lui con un lento cenno del capo. -Altrimenti mi libereresti. (...)
Non hai idea del terrore che avete portato in questo circo, ragazzina.-
-Non chiamarmi così. E non sono stata io a portarti qui.-
-Non importa sei ugualmente colpevole di complicità.-
-Non è vero.-
-Sì.-
-Lasciami andare.-
-No- rispose senza alcuna esitazione.
-Molto bene. Allora morirai insieme agli altri.-"


Sarà in grado di prendere la sua vita in cambio della libertà?


Il mio commento


E dopo diverse serie fantasy di successo, torna Gena Showalter con una saga nuova di zecca, niente demoni stavolta, si parla addirittura di alieni, esseri simili all'uomo ma dai tratti fisici molto particolari e dai poteri altrettanto interessanti: autoguarigione, salti spazio-temporali, possibilità di leggere il pensiero e molto altro ancora. E oltre alla convivenza abbastanza burrascosa tra terrestri e alieni, ovviamente non poteva mancare una specie di dimensione parallela che divide il mondo umano e alieno da una sorta di "paradiso" e "inferno" dove strane energie interagiscono con noi attraverso la nostra mente come una specie di angeli custodi e diavoli tentatori che si nutrono delle nostre cattive azioni. Nonostante la varietà di questo panorama presentatoci dall'autrice, la trama creata è piacevolmente semplice da seguire e da comprendere.
La storia dell'umana Vika, -vittima di un padre padrone incattivito negli anni dalla sete di denaro- e dell'alieno Solomon -che appena si innervosisce, si trasforma in un vero incubo con tanto di pelle color porpora, artigli e denti aguzzi pronti a dilaniare- è una storia che ricorda, per ovvi motivi, una sorta di "La Bella e la Bestia" in versione fantascientifica, ma che non perde comunque il suo fascino, cullandoci in un continuo alternarsi tra sentimento,morte e vendetta fino alla fine.
Un libro assolutamente originale, dai contenuti interessanti, che merita di essere letto e che naturalmente lascia ancora molte domande a cui trovare risposte... Aspetto con molta curiosità di leggere il prossimo capitolo della serie. Buona lettura!

mercoledì 9 aprile 2014

Leggereditore: prossime uscite Aprile 2014


Ecco cosa la Leggereditore pubblicherà  
questo Aprile in libreria...
Diamo subito un'occhiata!




Dal 24 Aprile in libreria

Un nuovo brillante e irresistibile capitolo 
della serie Chicago Stars


Annabelle ha perso il lavoro, ha rotto col fidanzato e anche i suoi capelli sono fuori controllo. Perdente in una famiglia di vincenti, questa volta ha l'occasione di rifarsi: ha appena ereditato l'agenzia matrimoniale di sua nonna e ha la fortuna di avere come cliente un vero e proprio scapolo d'oro. L'agente delle star sportive, il ricchissimo, fascinoso e arrogante Heath Champion, non a caso soprannominato Python. Lui desidera solo il coronamento di una vita di successi, e cioè una moglie perfetta. Ma l'impresa sembra impossibile, così impossibile da far sospettare che il rapporto di Annabelle col cliente stia diventando un po' troppo stretto... Fino a quando Heath non incontrerà la donna dei suoi sogni: un successo professionale per Annabelle, ma cosa ne dirà il suo cuore?

E a tutti i fan di Susan Elizabeth Phillips, Leggereditore da la possibilità di acquistare i suoi precedenti romanzi in promozione: dal 10 al 24 Aprile sarà possibile acquistare ogni romanzo a Euro 0,99.

Susan Elizabeth Phillips è una delle maestre della narrativa femminile internazionale. I suoi venti romanzi si sono posizionati ai vertici delle classifiche USA, e hanno raggiunto i primi posti anche in Germania e Regno Unito. Il suo successo è legato alla capacità di cogliere con estrema delicatezza e con un tocco d’ironia le sfumature dell’animo femminile, dando vita a scene di grande sensualità e intensità. 
Leggereditore ha già pubblicato Il gioco della seduzioneHeaven, Texas, Un posto nel tuo cuoreE se fosse lui quello giusto?; Un piccolo sogno e Il lago dei desideri, tutti della serie Chicago Stars a cui appartiene anche Lady Cupido, facendole conquistare numerose appassionate lettrici anche in Italia.




Dal 30 Aprile in libreria
Dal 3 Aprile in ebook

Un thriller in cui azione ed erotismo si intrecciano
 in un unico gioco pericoloso

KARIN TABKE È UNA MAESTRA
 NEL CREARE TENSIONE EROTICA.”  
-ROMANTIC TIMES-

ESTREMAMENTE SENSUALE, INFUOCATO.” 
 -UNDER THE COVERS-


Sophia non è mai riuscita a dimenticare la notte in cui ha perso la sua verginità con Colin, alla festa per il diploma. Costretta a sposare un boss della mafia per proteggere la sua famiglia, ora è in fuga dal marito, che l’ha sfregiata e vuole ucciderla per impedirle di testimoniare contro di lui. Sophia non ha intenzione di fidarsi di nessuno, neppure della polizia, ma non può sapere che da New York hanno inviato a difenderla proprio l’uomo che non ha mai smesso di sognare: Colin Daniels. Le basta un attimo per riconoscerlo, e insieme si ritrovano subito coinvolti in una fuga ad altissima tensione, sul filo rovente di un desiderio che risale a quel primo incontro. Dal canto suo, Colin non vorrebbe approfittare della vulnerabilità di Sophia, ma non è facile mantenere lucidità e freddezza quando la passione divampa…
  
Karin Tabke, prima di diventare un’affermata autrice di romantic suspense, si limitava a fantasticare mentre gestiva il ‘caos sotto controllo’ di una donna con un lavoro, quattro figli e un marito poliziotto. Quando i figli sono cresciuti e il marito è andato in pensione, finalmente ha potuto riversare le sue fantasie sulla tastiera, diventando una scrittrice a tempo pieno.




Dal 24 Aprile in libreria
Dal 10 Aprile in ebook


E a tutti i fan della Leigh, Leggereditore dà la possibilità di acquistare i suoi precedenti romanzi in promozione:  dal 10 al 24 Aprile sarà possibile acquistare ogni romanzo a Euro 0,99.

Sembra che i destini di Abram e Paige debbano sfiorarsi all’infinito, senza riuscire a toccarsi davvero, e che il fuoco di passione che da anni cova sotto le braci non possa mai divampare. Ma quando Azir el Hamid-Mustafa, il padre di Abram, folle signore di una remota regione dell’Arabia Saudita, rapisce Paige, Abram capisce subito che è arrivato il momento di fuggire da quella terra ostile per salvare l’unica donna che gli abbia mai toccato davvero l’anima. Anche per Paige è giunta l’ora di fare delle scelte. C’è qualcosa di oscuro in Abram, qualcosa che da sempre l’affascina e l’attrae, facendole sognare di provare tra le sue braccia un piacere mai esplorato. E ora che la sua vita è nelle mani di quell’uomo e solo lui può salvarla, il destino le chiede di più: le chiede di fidarsi completamente di lui, e non solo nelle sue fantasie.

Lora Leigh è una grande sognatrice, sempre assorta nei suoi pensieri, intenta a immaginare le prossime avventure dei personaggi che affollano gli oltre trenta libri ormai al suo attivo. Con i suoi romanzi erotici ha conquistato migliaia di lettrici, collocandosi al top delle classifiche negli Stati Uniti. La sua voce vi condurrà in un universo di erotismo ad altissime temperature, dove il sesso è anche conoscenza di sé e dell’altro. Per Leggereditore ha pubblicato Il fuoco della tentazione, Istinto animale (serie Breeds), Ménage proibito, Piacere malizioso, Sottomessa, Un solo piacere e Piacere colpevole (serie Bound Hearts).

 


Dal 30 Aprile in libreria
Dal 17 Aprile in ebook


Dalla penna di una scrittrice 
di straordinario successo internazionale, 
il primo volume della serie Troubleshooters
un grande romance in cui storie d’amore, 
amicizia e lealtà si intrecciano a un thriller carico di suspense


Una trama che passa con naturalezza dal romanticismo all’azione.”  
-Publishers Weekly-

Preparatevi a commuovervi e a sorridere.”  
-Resident Scholar-

Tom Paoletti, tenente della marina americana, è in congedo dopo una missione in cui ha riportato un grave trauma cranico. Appena rientrato nella sua città natale, s’imbatte in un terrorista a cui dà la caccia da anni, ma i suoi superiori sono convinti si tratti solo di una delle allucinazioni che lo colpiscono ultimamente. Sospettando un attentato in occasione di un’importante cerimonia cittadina, Tom decide di mettere in piedi una piccola squadra antiterrorismo, reclutando alcuni dei suoi sottoufficiali più leali e due burberi veterani della Seconda guerra mondiale. Come se non bastasse, la dottoressa Kelly Ashton, il suo primo amore, è determinata a dimostrargli che non è più la ‘ragazza della porta accanto’cui ha spezzato il cuore anni prima. Anche se nella sua determinazione c’è la stessa irresistibile dolcezza di sempre… Se a tutto ciò si aggiunge una nipote ribelle da mettere in riga con un amico fumettista che ne è perdutamente innamorato, il successo della missione non è affatto garantito. Ma Tom sa che questa è la sua ultima occasione di chiudere i conti col passato e trovare la felicità una volta per tutte.

Suzanne Brockmann, una delle più affermate autrici del genere romantic suspense, ha al suo attivo oltre cinquanta romanzi. Sin dall’esordio, nel 1993, ha conquistato i vertici della classifica del New York Times. Ha ricevuto numerosi premi: due volte il RITA, sette volte il Romantic Times Reviewer’s Choice, sedici volte il WISH Award, e per sei volte è stata insignita della Gold Medal, sempre dal Romantic Times.
Leggereditore ha già pubblicato Passione contro il tempo (2011) e con L’eroe dimenticato dà inizio a una nuova serie, Troubleshooters. Suzanne Brockmann vive a Boston con il marito e due figli.

sabato 5 aprile 2014

Recensione: "La ragazza che hai lasciato" di Jojo Moyes





St. Pèronne, Ottobre 1916



"Stavo sognando il cibo.
Baguette croccanti, con la mollica di un bianco immacolato,
ancora calde di forno, e formaggio stagionato.
Uva e susine impilate nei portafrutta, scure e fragranti,
che riempivano l'aria con il loro profumo.
Stavo allungando una mano per prendere un frutto quando mia sorella mi fermò.
-Vattene- mormorai. -Ho fame-.
-Sophie, svegliati-. (...)
I piatti spariscono, gli odori svaniscono.
-Sophie.-
-Che c'è?-
-Hanno preso Aurèlien!- (...)
A poco a poco, ritrovai la lucidità. (...)
Barcollando, mi avvicinai alla finestra in punta di piedi e guardai giù in cortile. 
Vidi i soldati illuminati dai fari della loro camionetta 
e mio fratello minore che si proteggeva la testa con le braccia 
cercando di scansare i colpi che gli venivano inferti con il calcio dei fucili.(...)
Il nuovo Kommandant stava guardando le nostre finestre con aria pensosa,
forse riflettendo sul fatto che la nostra casa
avrebbe potuto fornire un alloggio più adatto ai suoi uomini.
Probabilmente pensava che, data l'ottima posizione, 
il nostro albergo potesse essere un buon punto di osservazione sulla città.
C'erano stalle per i cavalli e dieci camere da letto,
dai tempi in cui Le Coq Rouge era l'albergo più fiorente della città. (...)
-Per l'amor di Dio, che cosa sta succedendo qui?- La mia voce risuonò nel cortile. (...)
-Lei è?-
-Madame Lefèvre.- (...)
-Madame, una fonte attendibile ci ha riferito che nei vostri locali tenete nascosto un maiale.
Sarà al corrente che, secondo le direttive vigenti, 
la pena per aver sottratto bestiame alle autorità è la reclusione.- (...)
Lo sguardo che mi rivolse era impenetrabile. Girò sui tacchi e si diresse verso la porta di casa.
-Ci guardi, Kommandant.
Abbiamo l'aspetto di gente che si concede banchetti a base di manzo, 
agnello arrosto o filetto di maiale?-
Lui si voltò e i suoi occhi guizzarono sui mie polsi ossuti. (...)
-Noi viviamo di ciò che le autorità tedesche ritengono sia una buona dieta:
razioni di carne e di farina sempre più misere.-
Attraverso la finestra vidi mia sorella che tamponava le ferite di Aurèlien con la gonna
 nel tentativo di fermare il sangue.
Tre soldati tedeschi incombevano su di loro. (...)
-Cos'è questo?-
-Che cosa?-
Il Kommandant sollevò la lampada e una pallida luce dorata illuminò qualcosa sulla parete:
il ritratto che Edouard aveva dipinto per me quando eravamo appena sposati. 
Eccomi là, nel primo anno di matrimonio, con i capelli folti e lucidi che ricadevano sulle spalle,
la pelle chiara e luminosa e lo sguardo sicuro di chi sa di essere adorato.
Avevo tolto il quadro dal suo nascondiglio parecchie settimane prima,
dicendo a mia sorella che per niente al mondo avrei tollerato che fossero i tedeschi 
a decidere che cosa dovevo guardare in casa mia. (...)
Quando finalmente il Kommandant si rivolse a me,
fu come se fosse stato costretto a staccare gli occhi da quell'immagine.
-L'ha dipinto mio marito.- (...)
Osservò il dipinto ancora un istante, poi abbassò lo sguardo.
-Penso che ci siamo capiti, Madame. 
La nostra conversazione non è finita, ma per stasera toglierò il disturbo.-"






Londra 2010

"Liv vede la sua casa molto prima di arrivarci:
le pareti di vetro azzurrine spiccano sopra l'ex zuccherificio. (...)
A David piaceva. 
Gli piaceva il contrasto che creava contro i mattoni marrone scuro dei magazzini vittoriani,
il modo in cui catturava la luce o riverberava il riflesso dell'acqua. (...)
Quando aveva progettato la casa, circa dieci anni prima, 
aveva scelto il vetro come materiale di elezione. (...)
Non esisteva una costruzione simile in tutta Londra.
-Però, forte! Che figata!-
Escono dall'ascensore traballante ed entrano nella Glass House.
Mo ha un'espressione insolitamente vivace.
-Questa è casa tua? Davvero? Come diavolo sei finita a vivere in un posto come questo?-
-L'ha costruita mio marito.-
-Il tuo ex? Caspita. E te l'ha lasciata?-
-Non esattamente. E' morto.- (...)
Dare spiegazioni non diventa più semplice man mano che passa il tempo.
A distanza di quattro anni, quelle parole le provocano ancora una fitta di dolore,
come se l'assenza di David fosse una ferita scavata nel profondo dentro di lei. (...)
Liv pulisce il piano di lavoro in granito e lo lucida con un panno morbido.
Alla fine attraversa l'ingresso di vetro e va in camera da letto
salendo una scala sospesa di legno e perspex.
In mezzo alla stanza c'è un letto grande e vuoto,
con due solleciti di pagamento sulla coperta, dove li ha lasciati quella mattina.
Si siede e li piega con cura infilandoli di nuovo nella busta,
poi fissa dritto davanti a sè il ritratto della Ragazza che hai lasciato
vivido nella sua cornice dorata tra le tonalità grigie e avorio del resto della stanza,
e si abbandona.
'Ti somiglia'
'Non mi somiglia per niente'
Gli aveva riso in faccia, spensierata, ancora traboccante del suo nuovo amore.
'Hai esattamente quell'espressione quando...'
La ragazza del dipinto sorride.
Liv inizia a spogliarsi. (...)
Chiude gli occhi prima di spegnere la luce, per non vedere più il ritratto."


Sophie e Liv, due donne così lontante eppure unite da un dolore comune: quello di aver perso l'amore del proprio marito. Entrambe forti e coraggiose, pronte a sfidare le difficoltà a testa alta, contro i pregiudizi della gente, cercando nel loro piccolo di mantenere accesa la fiamma della speranza: Sophie quella di poter riabbracciare presto il suo amore che la guerra ha chiamato a combattere e Liv quella di guardare al fututo, accettando un passato che purtroppo con la morte del suo adorato marito non potrà più tornare. Un secolo le divide, ma per uno strano caso del destino, un quadro, lo stesso meraviglioso dipinto, cambierà loro la vita, dando a entrambe una seconda possibilità...


Il mio commento

"La ragazza che hai lasciato", seguito del romanzo breve introduttivo "Luna di miele a Parigi", è un libro intenso, intenso per la ricchezza delle emozioni che accompagnano la storia di Sophie, -che rivive attraverso quella altrettanto travagliata di Liv-, e intenso per i personaggi così ben costruiti da sembrare 'reali'. Due racconti che partono -come per il primo libro- in maniera distinta, e che inizialmente portano il lettore a domandarsi quale sarà il filo conduttore che legherà le due protagoniste.
Ovviamente chi ha letto "Luna di miele a Parigi", -prequel del romanzo-, sarà avantaggiato sulla storia, essendo già a conoscenza di alcuni particolari che si riveleranno di vitale importanza per l'evolversi del romanzo in sè, ma che la Moyes sarà comunque in grado di collegare egregiamente, in maniera velata, senza rivelare ogni cosa in modo scontato. Ogni tessera di questo meraviglioso, quanto drammatico puzzle, si incastrerà perfettamente, componendo un capolavoro, quando finalmente nell'epiologo ogni particolare sarà svelato al lettore.
Scenari drammatici di guerra, di miseria e povertà materiale, ma di grande ricchezza spirituale che anima gli abitanti di San Pèronne e di tutta la Francia presa sotto assedio dai soldati tedeschi nella Prima Guerra Mondiale. Dolorosi aneddoti di morte e stenti per giovani donne e per i loro figli, che si ammalano sotto i loro occhi impotenti, mentre padri, mariti e fratelli lottano al fronte per difendere la Patria e la loro stessa vita, spinti dal desiderio di tornare presto dai loro cari e da quella che sperano di trovare ancora come loro casa.
Uno stile narrativo splendido, bellissimo nella semplicità descrittiva con cui l'autrice ci permette di entrare nella storia, condividendo con il lettore il suo mondo, il mondo di Sophie e di Liv.
Nonostante io non ami particolarmente i cosidetti romanzi 'storici', questo libro non può non catturare la mente e il cuore di chi rivive giorno per giorno, pagina dopo pagina, le gioie e i dolori di queste due grandi donne. Un libro che mi sento di consigliare a tutti! Buona lettura...