lunedì 6 giugno 2011

"Made in Italy" con "D'amorire" di Jessica Ravera








La nostra storia ha inizio da dove tutto ha avuto fine: il giorno della morte di Gemma, moglie di Italo, mamma di Sara; la vita di una donna speciale che finisce e quella di un uomo innamorato che si spegne, abbandonandosi in un limbo fatto di tenebra e di ricordi indelebili che riempiono le sue giornate.

Italo ha trentacinque anni, sua figlia Sara due, e proprio mentre pensa che il suo mondo sia fatto ormai di certezze, una sera tutto crolla intorno a lui come un castello di sabbia, quando due carabinieri si presentano a casa sua per dargli la notizia: Gemma ha avuto un incidente stradale, si è schiantata con la sua auto contro un pilone della sopraelevata appena entrata in tangenziale. Lo schianto è stato fatale, le ha spezzato l'osso del collo. La sua Gemma è morta.
La vita di Italo sembra andare in stand-by. Il mondo continua a girargli intorno, ma lui resta fermo. Tutto però viene rimesso in discussione quando Sara, giocando, trova per caso la borsa di Gemma, quella che la donna aveva con sé la notte dell'incidente.


Cosa vi trova Italo all'interno di così sconvolgente?
Cosa lo spinge a tornare sui suoi passi,
portandolo a ricostruire l'ultimo giorno di vita della moglie?

La domanda che risuona come un'eco nella sua testa è:
"Conoscevo davvero la donna che mi dormiva accanto?"


Il dramma di un marito, di un padre, ma soprattutto di un uomo che con la morte della donna che ama mette in discussione tutta la sua vita e lo porta a confrontarsi con un mondo che non più gli appartiene: quello di Nathalie, adolescente dagli occhi dolci, piena di sogni e di quella spensieratezza che Italo ha perso da tempo. Lei è tutto ciò che lui non è, una giovane ragazza fiduciosa nel futuro.



Il mio commento

"D'amorire" ci racconta con parole semplici una storia importante. Attraverso i ricordi di Italo abbiamo la possibilità di rivivere un grande amore, un amore vero, fatto di gioie e dolori, di vittorie e sconfitte; un sentimento in cui ognuno di noi può ritrovare una parte di sé.
La scrittura di Jessica Ravera è fluida, semplice e coinvolgente. La trama è ben strutturata e resa ancor più interessante dai continui flashback di Italo che indirettamente ci permettono di conoscere più da vicino il personaggio di Gemma, una donna semplice, ma assolutamente speciale che con la sua "essenza" accompagna il nostro protagonista per tutto l'evolversi della storia.

Ma si può vivere all'ombra di un passato che ormai non esiste più?




"D'amorire" è un romanzo che ci fa riflettere sui valori più profondi della nostra esistenza, insegnandoci che a questo mondo non esiste nulla di certo e definitivo se non una cosa soltanto: la morte. Un libro che vi emozionerà, a volte facendovi scendere una lacrima, altre regalandovi un sorriso.


L'intervista

Diamo un caldo benvenuto all'ospite di oggi:

Jessica Ravera


Benvenuta Jessica, sono felice di essere qui in tua compagnia.

-Ciao Gloria, anch'io sono molto contenta di essere ospite del tuo blog! Quando il mese scorso mi ci sono imbattuta per caso mi ha subito colpito per come si presentava: colori, frasi, immagini, tutto così familiare. Mi trasmetteva davvero la sensazione di un caffè fra amici e ci tenevo a esserci!

Ne sono davvero felice Jessica, perchè è proprio ciò che il mio caffè latterario vuole essere: un "luogo" d'incontro per tutti gli appassionati, lettori e scrittori, per poter condividere amichevolmente una passione che ci accomuna. Leggo che ti sei laureata in Lingue e Letterature Straniere, che ti sei mantenuta inizialmente facendo diversi lavori, tra cui la guida nei musei e come traduttrice di romanzi. Com'è nato in te il desiderio di diventare scrittrice, di immortalare su carta le tue storie, le tue emozioni?

-Mi piacerebbe poterti rispondere ironicamente come tanti grandi scrittori di best seller "Per caso...". Ma non è così! Ho avuto un'infanzia, seppur serena, caratterizzata da una grande solitudine e la scrittura è diventata la mia compagnia, un modo per dialogare con personaggi immaginari e vivere situazioni fantastiche. Ricordo i miei diari di allora, che, nonostante li leggessi solo io, erano farciti di mille invenzioni e i fatti relamente accaduti conditi di avvenimenti e particolari mai esistiti nella mia realtà. Cresciuta e arrivata a Milano ho inziato a scrivere romanzi, per me e per i miei cari. Le pubblicazioni sono arrivate qualche anno dopo.

Come tutti, anche tu avrai fatto il tuo percorso, la tua “gavetta”. Come sei arrivata alla pubblicazione di “D'amorire”?

-Prima di D'amorire ho pubblicato altri due romanzi brevi di narrativa: I Papaveri crescono anche sull'asfalto e Latte di Ragno, dove affrontavo visceralmente il mondo dei giovani di oggi e di ieri. Il sogno di qualsiasi scrittore è fare "il grande salto" con la propria prima opera. La gavetta, inutile dirlo, non piace! Ma ci vuole! Ci vuole per te, prima di tutto, impari a conoscere l'ambiente della scrittura, delle case editrici, delle librerie, dei critici e soprattutto quello più importante, quello dei lettori, che non sono più i tuoi amici ma perfetti sconosciuti che ti giudicano - giustamente - solo attraverso le tue parole sulla carta. Quando ricevo delle mail da persone mai viste che mi scrivono quanto si sono emozionate... beh è stupendo!

Cosa ami leggere? Quali sono gli scrittori che più ti hanno ispirato negli anni?

-Quand'ero ragazzina amavo leggere i classici della letteratura. Due scrittori su tutti - completamente diversi tra loro - hanno caratterizzato il mio stile narrativo e il mio modo di pensare: Kafka, che, grazie al fatto di essere quasi bilingue ho potuto gustare in lingua originale e sul quale ho poi elaborato la mia tesi di laurea e Anaïs Nin i cui diari, oltre ad avermi tenuto compagnia durante i primi anni nella mia nuova grande città così diversa da quella altoatesina da cui provengo, mi hanno tramesso quella libertà e quello stile che amo utilizzare quando scrivo. Ora sono diventata una lettrice procacciatrice di rarità: mi piace guardare negli scaffali meno in vista, cercare copertine meno patinate e nomi sconosciuti (magari scrittori dei quali ho letto per caso un nome su internet o mi è stato suggerito da consocenti).

D'amorire” più che un romanzo, mi piace definirlo un vero e proprio viaggio emozionale, un uomo di trentacinque anni, che con la morte improvvisa della moglie vede scivolare via dalle mani tutte le sue certezze di vita. Italo è un marito, è un padre ma è prima di tutto un uomo, che si ritrova a fare i conti con le sue fragilità e debolezze. Vuoi raccontarci di come è nato questo libro e da dove hai tratto ispirazione per creare questo personaggio?

-Anche questo libro, come la maggior parte di ciò che scrivo è nato inizialmente come un insieme di pensieri e sensazioni vissuti da me in prima persona nei confronti delle relazioni, dei luoghi e della morte. Poi piano piano si sono delineati da sè i personaggi, con un loro carattere, un loro aspetto fisico e un loro modo di interagire con gli altri. E' curioso il fatto che è come se prendessero vita da soli, spesso io stessa mi trovo in disaccordo con gli esseri che creo, a volte vorrei far compiere loro determinate scelte piuttosto che altre, ma la loro natura si scontra con la mia volontà. La trama è solo un pretesto che funge quasi da sfondo al, come appunto dicevi tu (bellissima definizione tra l'altro!) viaggio emozionale di Italo, più o meno un mio coetaneo, così certo della propria vita, di ciò che è diventato, ma che si trova poi a dover immergersi del tutto in quel mare impetuoso e sconosciuto da lui così fortemente detestato, che è il mondo degli adolescenti. L'ho "disegnato" come un ragazzino potrebbe vedere e definire noi trentenni di oggi. E in bocca e in testa a lui invece, ho insinuato tutti i pregiudizi che mi capita di sentire nei confronti dei giovani di oggi! Io con il lavoro che faccio (sono insegnante) mi trovo spesso a dover mediare tra le due parti e il mio romanzo oscilla costantemente fra una e l'altra. Italo rappresenta il lato brutto della mia generazione, Nathalie quello bello della sua.

Gemma, moglie di Italo, è molto presente nel riflesso dell'amore e dei ricordi che lui conserva di lei e della loro vita insieme. Chi tra i personaggi senti più vicino, più “tuo”?

-Gemma sono io. Vista da fuori. Per crearla ho voluto ironizzare un po' sui miei difetti più evidenti (come l'assoluta mancanza di gusto estetico, soprattutto nel vestire e il fatto di immaginare sempre situazioni da romanzo con tutte le persone che vedo) e sulle mie fissazioni, come quelle per le discipline orientali, i prodotti naturali ed ecosostenibili, gli animali e soprattutto il mio lavoro. E' stato divertente delinearmi solo sulla base di ciò che gli altri dicono di me, riuscendo così a non cadere in una sorta di autobiografia. Un distacco totale dal descrivermi, tanto da decidere di farmi morire nella prima pagina. Così ho dovuto "rimediare" l'io narrante su Italo. Scrivere in prima persona come uomo è una tecnica che mi piace (è la seconda volta che la uso) mi tiene alta la concentrazione durante la stesura e poi soprattutto mi diverte, mi permette di essere ciò che non sono.

D'amorire” è un romanzo autoconclusivo. Hai già iniziato qualche nuovo progetto? Puoi anticiparci qualcosa?

-A brevissimo (pochi giorni) è in uscita un racconto dark in versi per bambini. Una storia nera in rima baciata in italiano e in inglese per far divertire i più piccoli in salsa "timburtoniana". E per quest'estate mi attende la stesura un romanzo storico, per la prima volta in vita mia, scritto a quattro mani. Sarà un'esperienza interessante per una "lupa solitaria" come me!

Grazie di cuore a Jessica di essere stata con noi e di averci dedicato un po' del suo tempo. E' stato un piacere. Spero tu ti sia trovata bene tra noi. Un forte abbraccio. Torna presto a trovarci.

-Grazie Gloria è sempre un piacere dedicare del tempo a persone come te che nonostante abbiano un lavoro e una famiglia a cui dedicare energie, trovino questa voglia e quest'entusiasmo nel portare avanti un blog letterario pieno di belle iniziative! Continua così!!!



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