-Aspetta a dirlo. Non sono uno dei buoni.
Leggo di te che oltre a essere uno scrittore, sei anche sceneggiatore e illustratore. Un vero artista! Da dove nasce questa tua grande passione per l'arte in generale?
-No. Non sono uno scrittore, non sono uno sceneggiatore e non sono un illustratore. Meno che mai un artista. Non mi piacciono i ruoli. Sono pericolosi, come la convivenza e le religioni. Sono una persona che fa delle cose. Ecco. E no, non ho passione nei confronti delle cose che faccio, sono parte di me, sarebbe una sorta di perversione altrimenti (Niente contro le perversioni) scrivere, disegnare o cucinare… prendere un caffe con gli amici. E’ tutto la stessa cosa, è fisiologia del carattere. Bellissimo e inutile.
Il tuo primo romanzo “Tutti i colori del buio” prequel di “Iris fiori di cenere”, è stato scritto da te a quindici anni. Dov'è nata in così giovane età l'ispirazione per scrivere questa serie?
-Ero un ragazzino depresso e emarginato. Mi tenevo impegnato. Cosa vuoi che ti risponda Gloria… Leggevo Bradbury e mi chiedevo se anche io potevo fare qualcosa di almeno lontanamente simile. Quando si è così piccoli e si è ossessionati dall’idea della morte si cerca qualsiasi strada per l’immortalità. Poi se sei fortunato capisci che non ha importanza e te la godi. Potrei anche smettere di scrivere sotto questo punto di vista. Ma scrivere mi diverte.
Parliamo di “Iris fiori di cenere”. Interessante il personaggio di Kolor, il nocturno, padre di Thara, una versione rivista di ciò che è la figura comune del vampiro. Bello il confine sottile tra i due mondi, quello reale e quello del Cinerarium “una tomba di cenere”. Parlando dei personaggi, tra tutti, in quale ti sei riconosciuto di più? E di quale invece ti è risultato più “difficile” scrivere?
-Probabilmente, se non avessi questo insensato e sfrenato rispetto per la vita e la libertà altrui, sarei Ludkar già da parecchio tempo. Nate è stato il più difficile da recitare sulla carta. E’ molto ingenuo ed ero sempre tentato di dargli uno spessore maggiore, ma avrebbe sbilanciato il rapporto con Thara in modo eccessivo. Insomma, è lei la principessa azzurra, o viola, questa volta.
Immagino che sia naturale per un ragazzino di quindici anni scrivere fantasy, ma oggi alla luce di ciò che hai scritto finora e che scriverai in futuro, pensi che continuerai su questa strada oppure hai intenzione di orientarti verso altri generi?
-Veramente non ho mai scritto Fantasy in vita mia. Non come si intende il termine in Italia. Non condivido la classificazione in generi esattamente come non condivido i ruoli. Le mie storie, i miei mondi, hanno delle regole che possono coincidere con quelle della realtà o no. In ogni caso do sempre una spiegazione logica, quindi di fantastico non c’è nulla, diciamo che sono probabilistici, nemmeno fantascientifici. Propongo ai miei lettori un “e se…”
So che stai lavorando al seguito di “Iris fiori di cenere”. Puoi darci qualche anticipazione in merito?
-Sì, posso anche raccontarvelo tutto, ma il mio editore probabilmente manderebbe dei sicari. Si intitolerà “I sogni dei morti” e avrà un sentore di sangue secco e di ruggine… Sarà un romanzo sotterraneo, scenderemo nelle profondità della terra e nelle profondità dei personaggi.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro e come ti vedi tra una decina di anni?
-Penso che già fra un anno la maggior parte di noi smetterà di concepire il tempo in modo lineare. Non ho idea di come sarà vivere nella quinta dimensione, ma confido nell’aiuto degli altri esseri galattici. Oppure sarò al lato di una strada con scimmia e organetto.
Maurizio grazie infinite della tua partecipazione alla mia rubrica Made in Italy. E' stato per me un vero piacere averti qui come mio ospite. Spero tornerai presto a trovarci.
Gloria
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