mercoledì 15 giugno 2011

"Made in Italy" con David Riva








Chi è Hao Myung?
Un artista?
Un eccellente chirurgo estetico
o semplicemente un folle,
preda della sua stessa smania di apparire,
oltrepassando, attraverso l'Arte Carnale,
i limiti dell'impossibile
rendendoli possibili?






Definizione di Arte Carnale:

"L'Arte Carnale è un lavoro di autoritratto in senso classico,
realizzato tuttavia con i mezzi tecnologici propri del suo tempo.
Oscilla tra defigurazione e rifigurazione.
Si incide nella carne poiché la nostra epoca comincia a darcene la possibilità.
Il corpo diventa, un ready-made modificato,
dato che il ready-made ideale da firmare non esiste più."

-Orland, Manifesto dell'Arte Carnale, 1992-



Chi potrebbe mai appoggiare un progetto tanto folle se non una potente associazione internazionale decisa a guadagnare milioni di dollari, trasformando pochi prescelti in vere e proprie opere d'arte viventi? Nasce così "Metafisica" che sfrutta le potenzialità di Myung per creare un vero e proprio mercato nero.
I prescelti -ognuno con le proprie storie e insicurezze personali- non sanno tuttavia di diventare, una volta subìto la "trasformazione", una merce di scambio, commercializzata e acquistata da esaltati appassionati d'arte, che li aggiungeranno alla loro collezione privata.


Nessuno di loro tornerà più a casa...






Opera 1: Ghost
Opera 2: Outing
Opera 3: Evidence
Opera 4: (Mira) Me, en la oscuridad
Opera 5: Extracorporeal Activity



Ester ventidue anni, lunghi capelli biondi, bellissima, corpo slanciato e armonioso, carattere ribelle. Studia Storia dell'arte italiana a Venezia. Stufa di essere solo un bel corpo senza anima, sceglie di diventare l'opera numero sei.


"Non voglio più questo corpo.
Non voglio più la sua pelle perfetta,
i suoi lineamenti così graziosi,
il seno abbondante e sodo.
Non voglio più le sue gambe,
le sue gambe tanto lunghe e forti
che adesso sanno stringere
solo fianchi sudati e corrotti."





Tutto sembra andare secondo i suoi piani, almeno fino a quando la sua improvvisa "sparizione" desta la preoccupazione di amici e famigliari che cominciano a cercarla disperatamente.


Ma Ester vorrà davvero essere "salvata" da tutto ciò?


"Se volete, questa che io chiamo Chirurgia Estetica,
voi chiamatela pure Arte."

-Hao Myung-



Il mio giudizio

"Opera Sei" un libro intenso, dai tratti forti e decisi, con una trama che va al di là dell'umana comprensione, spingendo oltre il limite del possibile qualcosa come l'arte e il rifiuto del proprio corpo. Un romanzo che racchiude in sé storie di persone comuni, i loro drammi, le loro insicurezze e la ricerca di loro stessi, del loro vero "io" in un mondo che non li capisce, che non li vede per quello che realmente sono o sentono di essere. Questo li spinge tra le braccia del dottor Myung, portandoli a compiere un gesto tanto estremo e, a parer di molti, incomprensibile. Un percorso che spesso però rivelerà un epilogo tragico e che li renderà nuovamente schiavi, non più di sé stessi, ma del sistema che tanto li ha inizialmente osannati.

David Riva ci pone davanti a domande importanti, scava nella mente e nell'inconscio dei personaggi, mettendoli "a nudo", portando il lettore a chiedersi se davvero la persona che più si sente libera e sicura di sé, in un certo qual modo non nasca già segnata da una società corrotta ed esteta, che la rende subdolamente schiava e influenzabile dal costante giudizio altrui.
Ricco e particolarmente sfaccettato, il personaggio di Ester, che forse, tra i tanti incontrati durante l'evolversi della vicenda e divenute in seguito "opere d'arte", alla fine di questo "viaggio personale" Ester diventerà finalmente ciò che voleva essere sin dall'inizio : un'anima libera dal proprio corpo. Lo stile di Riva è scorrevole e accattivante, riuscendo così a mantenere vivo l'interesse nel lettore in modo costante, facendo crescere, pagina dopo pagina, l'aspettativa e la curiosità per l'evolversi della storia. Unico "neo", se proprio ne vogliamo trovare uno, sta nella scelta dell'autore di inserire alcuni "salti temporali" nella narrazione che inizialmente possono confondere il lettore sul reale svolgimento dei fatti.

"Opera Sei" è un romanzo autoconclusivo davvero interessante, una storia "forte" e per nulla scontata, che merita di essere letta e apprezzata.




Intervista all'autore


Ciao David, sono felice di essere qui con te nel salotto del mio Literary Cafè. Amo chiaccherare con i miei ospiti offrendo loro una bella tazza di caffè caldo accompagnata magari da una buona fetta di torta. Cosa ne dici di addolcirci il palato?

-Grazie a te per l'invito e per la cortesissima ospitalità. Assaggerò volentieri la torta!

Pronto il caffé e tagliata la torta... possiamo iniziare la nostra intervista. Raccontaci qualcosa di te: chi è David Riva?

-A tutti gli effetti, è quello che sto cercando di scoprire. Sto raccogliendo indizi: so che ha 39 anni, vive in Alta Brianza con la moglie e i due figli, e ha un sacco di interessi. Tra questi c'è la letteratura, che spesso trova declinazione scritta, ma solo se la storia "vale la pena di essere raccontata". Quest'ultimo pensiero, lungi dall'essere farina del mio sacco, è uno dei motti entro i quali si muove Edizioni XII, casa editrice con la quale ho l'onore di collaborare da un paio di anni, e che mi ha dato la possibilità di vedere pubblicato il mio primo racconto, sulla raccolta Archetipi, e in seguito Opera sei, il mio primo romanzo.

Com'è nata in te questa passione per la scrittura?

-Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia che adora i libri, e di ereditare una curiosità vorace. Soldi no, ma curiosità questa sì, a sacchi. Allora, come spesso accade quando si apprende una materia, quando si partecipa a un'arte anche in modo profano, ma spontaneo e appassionato, viene voglia di sperimentare, costruire, ri-costruire. Cosa fai se hai dei mattoncini? Ti può venire un'idea su come disporli, no? Beh, a me succede così, mi viene proprio da costruirci qualcosa. Con tutto il rispetto possibile per ciò che maneggio. Perciò, nello stesso modo, se le storie vengono, mi viene naturale raccontarle.

Oltre alla tua professione infermieristica, leggo che hai diversi interessi tra cui il canto lirico e polifonico, sia classico che contemporaneo. Come riesci a conciliare tutti questi tuoi interessi con la scrittura?

-Ho una moglie molto paziente. A parte la battuta (sacrosanta verità, peraltro), ho imparato che lottare contro il tempo è quasi inutile -come avrai capito non ci ho ancora rinunciato del tutto-. Quindi cerco di ottimizzare le giornate, di norma molto intense. Lavorando con una turnazione abbastanza regolare, quello che i miei colleghi chiamano comunemente "riposo" per me è "giorno da dedicare agli affetti, alle passioni, allo studio". Chiaro, ogni tanto anch'io riposo: per esempio pratico ciclismo che-per-ora-è-non-agonistico e il trekking alpinistico.

No, dài, in realtà intendo dire che per il relax mi riservo momenti in famiglia, nei quali posso far fare i compiti, accompagnare a danza, giocare con i bambini all'aria aperta, uscire per i concerti... Ehm... queste cose valgono come riposo, vero?

La domanda sarà scontata, ma mi incuriosisce molto sapere da dove hai tratto ispirazione per la stesura di “Opera sei”, questo tuo romanzo d'esordio.

-Durante la raccolta del materiale, necessario a dare fondamento contenutistico al romanzo, ho incontrato le correnti artistiche della Body Art, in espressioni come Arte Carnale e Body Modification. Osservare con occhio interessato la profusione di forme che l'arte contemporanea ha espresso, soprattutto ai suoi esordi, è a mio parere deflagrante. C'era, e per molti versi c'è ancora nell'uomo moderno, una volontà integerrima di rovesciare schemi, introdurre nuovi paradigmi, superare limiti. Ecco. Superare i limiti: umani, etici, estetici. Può non ispirare una simile traccia? Sono esistiti artisti che hanno operato sul proprio corpo le più sconvolgenti messe in opera. Nessuno che io sappia, però, lo ha mai fatto su qualcun altro. Hao Myung, uno dei protagonisti di Opera sei, lo ha semplicemente fatto. E i limiti umani, adesso, sono stati spinti un po' più in là.

Visto l'argomento trattato nel tuo libro, mi viene naturale chiederti cosa ne pensi della chirurgia estetica e del business che ne arricchisce il mercato.

-Anticipo che Opera sei è un libro che può far sorgere molte domande, a un lettore che non si soffermi solo sulla storia. Svolgo da molti anni una professione in campo sanitario, ho visto cose che voi umani blablabla. Hai nominato, con incisivo acume analitico, due aspetti controversi che in Opera sei vengono sviscerati (a volte nel vero senso della parola): la chirurgia estetica dovrebbe, per sua stessa etimologia, "rendere più bello" qualcosa, ed è evidente che non sempre è così. Ma l'etica medica (e umana) dovrebbe vigilare su quei limiti a cui accennavo prima, ed è per questo che ho utilizzato letterariamente l'unica forza che l'uomo ha a disposizione per procedere oltre se stesso: l'Arte.

"Opera sei" è un romanzo autoconclusivo. Quali sono quindi i tuoi progetti editoriali futuri?

-Come saprai, è da poco stato dato alle stampe Carnevale, per la collana Camera Oscura di Edizioni XII, una densissima raccolta di racconti ambientati a Venezia, di cui sono co-autore e co-curatore (tutti questi "co" significano che con me ha curato l'edizione Daniele Bonfanti, e che insieme a me hanno scritto tostissimi autori italiani - e anche un autore americano pubblicato in Italia da Gargoyle Books, Michael Laimo). Dopo la pubblicazione di Opera sei, mi è stato chiesto di partecipare alle attività di Edizioni XII, e puoi capire l'emozione e l'entusiasmo nel poter partecipare a un progetto di simili proporzioni e ambizioni: veder nascere da vicino libri come I vermi conquistatori di Brian Keene, il prossimo Malapunta di Morgan Perdinka, La clessidra d'avorio di Cassia e Sampietro, solo per citarne alcuni, oltre a rappresentare un privilegio, è anche un continuo motivo d'apprendimento, una fonte senza termine di soddisfazione e motivazione.

Da un punto di vista più personale, ho da poco concluso la stesura di un romanzo, un thriller esoterico, scritto a quattro mani con Daniele Bonfanti, e sto partecipando a un progetto ultrasegreto riguardante I vermi conquistatori di cui ancora non posso dire nulla (e a dire il vero non so nemmeno se posso dire che esiste questo progetto). Infine, sto scrivendo un'altra storia che, a mio personalissimo giudizio, vale davvero la pena di essere raccontata. Anche perché rivela, finalmente, come funziona il mondo.

Grazie David per essere stato con noi oggi. E' stato davvero un piacere averti qui e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti editoriali e personali.

-Grazie a te per le preziose domande, e a chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui le risposte. Arrivederci a presto, e buona continuazione!

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