La storia
“Sotto di lei, la sacra Valle era solo un baratro nero
e le massicce mura della Cerchia s’intuivano appena,
grazie ai lumi della scorta che le percorreva.
Faceva freddo, un freddo terribile,
acuito dalle raffiche del vento del nord,
che aveva gelato la neve caduta fino a poche ore prima,
trasformando il terreno in una distesa ghiacciata.
Gli occhi folli della donna si volsero ancora al fagotto ai suoi piedi,
dal quale ora spuntavano dei fini capelli biondi e una piccola mano,
mentre un pensiero prendeva forma in lei.
L’avrebbe portato là e sarebbe morto, morto di freddo e fame, solo,
abbandonato ai piedi di quelle pietre consacrate a una Dea
che non aveva avuto pietà”.
Il neonato però viene ritrovato dai Magi Guerrieri appartenenti all’ordine dei Consacrati alla Luce, i quali ritenendolo un bambino benedetto dal Dono della Dea, lo alleveranno come uno di loro. Valmar D’Aurel, sarà questo il nome che gli imporranno. Crescendo egli diventerà il più valoroso Magio Guerriero di tutti i tempi: il Condottiero delle Isole.
Lo cinge la Dea con la sua possanza:
Brandisce una spada ch’è fuoco e saetta
Poiché dalla Luce essa fu benedetta."
Ne seguiremo le gesta nelle numerose battaglie combattute per liberare Thelene dalle forze oscure fino alla vittoria di Idragor e alla sua misteriosa scomparsa. Il Condottiero uscirà di scena lasciando due figli, Giselda nata dal primo matrimonio e Gofrid, venuto al mondo quando il padre era già disperso. Sarà proprio quest’ultimo a ereditare il Potere e a crescere perseguendo un solo obiettivo: ritrovare quel genitore che tutti, eccetto lui, credono morto.
il mento sulle mani ma lo riscossero le parole dello Straniero,
improvvisamente dure, secche.
“Ti ha abbandonato?”.
“No! No…”
“Allora è morto”.
“Morto? No, è vivo, lo so, e non mi ha abbandonato”.-
Avrà così inizio un viaggio avventuroso che lascia presagire anche un incontro tra i due fratelli…
Il commento di Miriam
Riconducibile al filone heroic fantasy, “Il condottiero delle Isole” è un romanzo corposo diviso in due parti. La prima, incentrata sulla figura del Guerriero Magio Valmar D’Aurel, ne ricostruisce la biografia e ne percorre le gesta fornendoci il ritratto di un personaggio che per invincibilità e bellezza richiama gli eroi dei poemi epici. Fulcro della narrazione sono le numerose battaglie che lo vedono protagonista. Ad avvicendarsi, sono soprattutto le scene di guerra sebbene si alternino alle vicende personali del condottiero. Pur conquistando per il complesso intreccio e l’efficacia delle descrizioni, questa parte della storia cede largo spazio all’esposizione di strategie belliche e macchinazioni politiche che, a tratti, risultano ridondanti e ne rallentano il ritmo. Se le storie d’amore tra Valmar e le sue due spose (Lunja prima, Ileana poi) coinvolgono e catturano l’attenzione, altrettanto non si può dire per i lunghi paragrafi dedicati alle riunioni tra i massimi rappresentati dei regni delle Isole Dorate. Decisamente più avvincente è la seconda parte del romanzo. È qui che la storia sembra, infatti, decollare assumendo un ritmo più incalzante e sollevando interrogativi che mantengono alto il livello di attenzione. Il personaggio di Gofrid, ancor che quello di suo padre, appare credibile e suscita un forte sentimento di empatia. Impossibile non rimanere affascinati dalla sua dolcezza e dalla sua determinazione nell’inseguire la verità così come non commuoversi per la solitudine e le difficoltà che ne caratterizzano la giovane vita.
L’intera opera è sorretta da uno stile fluido che evidenzia le ottime capacità narrative dell’autrice, il finale purtroppo ci lascia spiazzati. Le ben cinquecentosette pagine tese a creare curiosità sulle sorti dello scomparso Valmar D’Aurel, in dirittura d’arrivo, si rivelano solo l’assaggio di una trama che attende di essere sviluppata nei capitoli successivi della saga. Le agognate risposte non arrivano e il lettore rimane sospeso sull’ultima parola di un capitolo che si interrompe troppo bruscamente. Ci sarà quindi un seguito?
L'intervista
Benvenuta al Gloria’s Literary Café Adriana. Visto il caldo di questi giorni forse è il caso di rinunciare alla consueta tazza di caffè per una bevanda più fresca, che ne dici?
-Un ice caffè, allora, magari con un gelato di crema e un po’ di panna, all’uso austriaco? E per una volta, al diavolo la bilancia!
Intanto raccontaci un po’ di te. Come è nata la tua passione per il fantasy, quando e perché hai cominciato a scrivere?
-Se non ti dispiace, comincio dall’ultima domanda “quando e perché hai cominciato a scrivere”. Ho cominciato a scrivere non appena sono riuscita a tenere in mano una penna, anzi, una matita e a distinguere le lettere dell’alfabeto, e contemporaneamente ho cominciato a leggere, perché non potevo, e non posso, fare altrimenti. Del resto, assieme alla musica (rigorosamente classica) e al teatro, la lettura e la scrittura sono i miei svaghi preferiti, visto che non vado quasi mai al cinema e che la mia televisione è in genere spenta. Il fantasy mi piace molto perché lascia abbondante spazio all’immaginazione e permette anche di trasmettere, a chi può e vuole decifrarli, messaggi seri sotto l’aspetto accattivante di una piacevole storia d’evasione. Il mio amore per il fantasy non è però esclusivo, e leggo e scrivo anche storie di altro tipo.
Il condottiero delle Isole è il primo volume della saga del Duca di Norlandia ambientata nel fantastico mondo di Thelene. In che modo ha preso forma questo mondo immaginario? Ti sei ispirata a qualche luogo realmente esistente o è solo frutto della tua fantasia?
-Thelene è una mia creazione, in parte ispirata da ricordi di luoghi che ho visto e di fatti che ho studiato, e in parte di mera fantasia. Così, per esempio, il continente di Arso fa pensare senza dubbio all’Africa e le Isole Dorate si possono avvicinare per la posizione e per l’assetto politico ( e anche per la litigiosità!) ai Comuni e alle prime Signorie italiane del 1200/1300; in particolare, come alcuni dei miei lettori mi hanno fatto notare, Pamia, ricorda la Firenze medievale e il porto di Wan Thune l’antica Genova. Altri stati, invece, come il Consolato di Rutlandia o l’intero Tork non trovano alcun riscontro nel mondo reale.
Il guerriero Magio Valmar D’Aurel è il protagonista indiscusso del primo capitolo della saga. Puoi svelarci qualcosa sulla genesi del personaggio?
-D’istinto, risponderei dicendo che Valmar mi si è imposto di colpo, così come l’ho descritto, bello, valoroso, potente ma anche altero e troppo sicuro di sé e della sua potenza, un insieme di nobili qualità minate dall’orgoglio. Ripensandoci, però, credo che nella sua genesi abbia influito il mio desiderio di descrivere un eroe fantasy diverso dai più, che generalmente sono sempre o “bianchi” o “neri” ; Valmar invece, pur restando un tipico personaggio fantasy complessivamente positivo, ha le contraddizioni, le debolezze, i difetti di tutti gli uomini.
Il romanzo, in realtà, è popolato da tantissimi personaggi. Escludendo Valmar D’Aurel, ce n’è qualcuno di cui ti ritieni particolarmente soddisfatta o che pensi ti rispecchi più di altri?
-Ho seguito tutti i personaggi, anche i minori, con interesse e con tutta la cura che potevo dedicare loro, cercando di tener presente, però, che stavo scrivendo il primo volume di una saga fantasy, non il primo tomo di un’enciclopedia… Tuttavia non posso dire che qualcuno di loro mi somigli, anche se in ciascuno c’è qualcosa di me o qualcosa che lo differenzia profondamente… Per quanto riguarda la “soddisfazione”, io sono molto meticolosa… c’è chi dice pedante… e non potrei considerare finito un mio romanzo se qualche personaggio non mi convincesse, quindi diciamo pure che nel complesso ne sono soddisfatta. Devo però aggiungere che alcuni di loro, e ne nominerò uno per tutti, cioè Dama Solea Min, mi hanno stupito, sviluppando caratteristiche inizialmente non previste da me e prendendo nella storia un’ importanza maggiore di quella io avevo immaginato.
Quando si parla di heroic fantasy il pensiero corre subito a Tolkien. Quali sono i tuoi modelli letterari e le letture che maggiormente hanno influenzato il tuo modo di scrivere?
-L’hai detto tu stessa, nominando Tolkien, al quale dovrei però accostare anche molti altri nomi del fantasy, troppi per poterli elencare qui. Però, molto prima che il grande autore inglese venisse pubblicato e che io mi avvicinassi a questo tipo di romanzi, avevo già subito la fortissima influenza dei testi “classici”, e per classici intendo proprio classici: Omero, Virgilio, Dante, Shakespeare, Schiller , Ariosto, Tasso… e credo che sia possibile sentirne le tracce anche nel mio “Condottiero…”, se non altro per la mia tendenza ad accostare brevi brani di poesia alla narrazione.
Leggendo “Il condottiero delle Isole” non si può fare a meno di appassionarsi alla vicenda personale di Valmar D’Aurel e di chiedersi cosa sia realmente accaduto durante la battaglia di Idragor. Purtroppo, il finale del romanzo ci lascia senza risposte. Senza anticiparci nulla, puoi svelarci almeno se nel secondo capitolo della saga questa curiosità verrà soddisfatta?
-Non sei la sola a chiederti cosa sia veramente successo a Idragor! Gofrid, figlio postumo di Valmar, e a lui legato per il terribile voto fatto dalla madre, ne è ossessionato fin dalla nascita, e l’enigma perseguita in maniera diversa anche molti altri personaggi, diventando ricordo, rimpianto, rimorso, timore. Solo nel secondo romanzo, “W’Unker di Rocca d’Ombra”, si comincerà pian piano a intravedere la verità , che negli ultimi capitoli verrà svelata in toto… o quasi, visto che a questo volume ne seguono altri quattro! La saga de “Il Duca di Norlandia” è composta infatti da sei volumi, tutti già scritti e revisionati da me. A “Il Condottiero delle Isole” e al già citato “W’Unker di Rocca d’Ombra” seguono infatti: “Lo Stregone dei Ghiacci”, “L’Artiglio di Fuoco”, “Il Rinnegato” e “L’Incantatore”, che conclude la serie, anche se talvolta mi viene l’idea di aggiungervi un settimo romanzo, per il quale ho già materia a sufficienza.
Oltre alla conclusione di questa saga, hai altri progetti per il futuro?
-Ho nel cassetto della scrivania un altro romanzo, “Il Teschio Muto” già finito. E’ un fantasy anche questo, ma non ha nulla a che vedere con la saga del Duca; direi anzi che se ne distacca notevolmente, tanto che non so se sia possibile definirlo un heroic fantasy. Poi ho uno scartafaccio che dovrebbe diventare una trilogia tra il noir e il gotico, se riuscirò a convincermi a rimetterci le mani sopra, e il progetto, appena abbozzato, di un secondo volume legato al mondo ladino, che mi ha già ispirato “Sabja de Fek e altri racconti”. Un mio racconto dovrebbe uscire tra breve in un’antologia curata da Francesca Angelinelli, per La Corte Editore, e un altro dovrebbe essere pubblicato dalla Domino. Ho anche altre idee, altre trame già abbozzate, ma per il momento mi fermo qui.
Grazie Adriana di essere stata con noi, è stato un piacere averti qui come nostra ospite, spero tornerai presto a trovarci.
-Grazie a te per l’ospitalità e per l’ottimo ice caffè. Busserò di nuovo alla tua porta di certo, non appena avrò il mio secondogenito tra le braccia… Voglio dire, non appena la Edizioni Domino avrà pubblicato, o starà per pubblicare, il secondo libro della mia saga, cioè “W’Unker di Rocca d’Ombra”, ma se qualcuno dei tuoi lettori vorrà incontrarmi prima, sarò a Bobbio sabato e domenica prossima, allo stand della Domino.
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