venerdì 15 luglio 2011

Recensione "Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" di Katherine Pancol





"È lo scoiattolo a sapere dove si trova il cellulare,

l’ha nascosto per l’inverno, quando sarà tutto solo,
senza amici, in mezzo al bosco... nei mesi freddi lo scoiattolo è da solo.
Lo scoiattolo è triste nel grande parco...
Soprattutto il lunedì, quando i turisti del fine settimana sono partiti.
Quando non gli lanciano più arachidi né nocciole, si batte i fianchi e aspetta che torni sabato...
O la primavera...”


"Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" è il titolo dell’ultimo romanzo di Katherine Pancol, nonché terzo capitolo di una trilogia -"Gli occhi gialli dei coccodrilli" e "Il valzer lento delle tartarughe"-.

Dopo la prematura scomparsa della sorella Iris, assassinata in un bosco dal suo nuovo amante, la vita di Josephine è sconvolta: la donna non riesce ad accettare l’idea che la sorella non ci sia più, ma soprattutto non riesce a superare il senso di colpa per l’amore disperato che prova per Philippe, suo cognato, ex marito della sorella. Iris era sempre stata la figlia prediletta, oscurando Josephine agli occhi dei genitori. Dalla vita aveva ricevuto in dono tutto – bellezza, ricchezza, fama e amore – tranne la cosa più importante: la capacità di essere felice.


In una sfavillante Parigi, Josephine, dopo l’abbandono da parte del marito e un romanzo diventato best-seller, tira dunque avanti come può dividendosi tra i suoi impegni di ricercatrice universitaria e due figlie turbolente: Zoé, quindicenne alle prese coi tormenti del primo amore, e l’esuberante ventenne Hortense, trasferitasi a Londra per cercare fortuna come stilista. La fortuna arriverà, ma non sotto le spoglie che immagina la ragazza, che spasima per l’affascinante Gary ma che messa nella condizione di scegliere tra il giovane e la carriera, sceglie senza indugio quest’ultima…


“Allora questo è un bacio! Si stupì Hortense Cortès.
Questo bruciore soave che ti fa venire voglia di buttarti sull’altro,
di aspirarlo, di leccarlo, rovesciarlo, fondersi insieme, sparire…
Di dissolversi nella profondità di un lago,
lasciando aleggiare la sua bocca, le sue labbra, i suoi capelli, la sua nuca…
Di perdere la memoria.
Di trasformarsi in una crema vellutata e di farsi gustare in punta di lingua.
E di assaporare l’altro inventandosi il sale e le spezie, l’ambra e il cumino, il cuoio e il sandalo.
È dunque questo…”



Nel frattempo, divisa tra l’amore per Philippe e l’attrazione per l’affascinante editore Gaston Serrurier, che la sprona a scrivere un secondo libro, Josephine s’immerge nel diario di un misterioso sconosciuto, trovato per caso tra i rifiuti: l’uomo, che probabilmente abita nel suo stesso palazzo, da giovane ha conosciuto e amato il famoso attore hollywoodiano Cary Grant, giunto a Parigi per girare un film. A Londra, invece, la sua fedele amica Shirley, audace e combattiva madre di Grant, nonché figlia illegittima della regina, per la prima volta in vita sua si trova fare i conti con l’amore, quello vero, piombato nella sua vita col preciso intento di stravolgerla. A fare da contorno, le vicende tragicomiche della vecchia e arcigna Henriette, l’anaffettiva madre di Josephine e Iris, il cui unico scopo nella vita è diventato quello di sottrarre più soldi possibile all’ignaro ex marito, e la commovente vicenda di Junior, bambino prodigio la cui eccezionalità salverà i genitori da una vita prevedibile.



L’amore, la forza che sovraintende e governa tutte le vicende umane fin dalla notte dei secoli, anche in questo romanzo ha una parte fondamentale; è un amore che non sempre è felice, ma che, se perseguito con costanza, lottando affinché trionfi, porta una felicità simile a quella degli scoiattoli di Central Park che danno il titolo al libro: la loro felicità, infatti, si ritira di lunedì, facendoli precipitare nello sconforto, ma ogni week-end torna, puntuale, pronta per essere afferrata…


Ho scoperto l’amore e non so niente in fatto di strategie…
So solo che mi sto distruggendo.
Ma me ne fotto.
Se non altro, amo… ed è bello amare.
È brutto soffrire, ma amare è meraviglioso.
Non mi era mai capitato.
Credevo di aver amato prima di te, ma ero solo innamorata.
Non si può decidere di smettere di amare.
Ami per tutta la vita…
Sta lì tutta la differenza.”



Il commento di Rossella

Questo romanzo assomiglia a un puzzle: un puzzle straordinariamente complicato che Catherine Pancol riesce a trasformare in un affresco radioso e appassionante, delicato e avvincente. È incredibile la quantità di personaggi e storie intrecciate che trovano posto in questo – pur lunghissimo – romanzo, ma è ancora più incredibile il fatto che ci si appassioni fino in fondo a ogni storia, che ogni personaggio, perfino il più insignificante, quello che recita quasi il ruolo di una comparsa, venga tratteggiato magistralmente e riesca ad avere un proprio carattere ben definito.

La Pancol scrive in maniera molto particolare, con uno stile personale che si distingue da quello della maggior parte degli scrittori – poca punteggiatura, frasi semplici ed efficaci, pensieri diretti e stati d’animo prorompenti che dilagano oltre le parole – uno stile che cattura il lettore e gli permette non solo di vivere in prima persona le emozioni dei personaggi, ma anche di capirli fino in fondo, di riuscire a comprendere il loro carattere e capirne le mosse. Si tratta di personaggi molto realistici, a tratti solo leggermente stereotipati, le cui vicende però sono talmente divertenti e intriganti da far venir voglia di leggerle tutto d’un fiato. È dunque un romanzo ricco, affollato e pieno di tutto: personaggi, sentimenti, cinema, storia, riferimenti culturali e chi più ne ha più ne metta; un libro ricco di vita, complesso e perfetto come un mosaico. Notevole l’ironia dell’autrice, la capacità di cogliere il lato buffo della gente, le contraddizioni e le mille sfumature dei vari stati d’animo: quella che emerge in “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì” è una realtà sfaccettata, a tratti tenera e commovente, a tratti feroce, ma comunque sempre appassionante.

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