venerdì 7 ottobre 2011

Recensione "Grande Amore" di Ann Brashares



La storia d’amore di Daniel e Lucy non è una storia come tante altre. Venuta dal passato, migrata in un numero imprecisato di corpi ed epoche diverse, l’anima di Daniel cerca fin dalla notte dei tempi quella di Sophia, l’unica donna-ragazza di cui sia mai stato innamorato, quella che ha rincorso di vita in vita e che i crudeli scherzi del destino hanno sempre allontanato da lui. Daniel non ha mai smesso di cercarla, e quando finalmente la ritrova, in un liceo della Virginia, viene a sapere che si adesso si chiama Lucy, ha più o meno la sua età e… Non ricorda niente di lui. Sì perché le anime come Daniel, quelle che ricordano il loro infinito peregrinare sulla terra di corpo in corpo, di vita in vita, sono solo un piccolo gruppo: tutte le altre – compresa quella di Sophia/Lucy – dimenticano le esistenze precedenti e vivono quella presente come se fosse la prima, l’unica e ultima.



"Le prime vite sono un po’ confuse. L’esistenza dell’anima compie lo stesso percorso di ciascuna delle nostre vite, è una regola universale. C’è stata l’infanzia. Ce ne sono state molte. E quando la mia anima era ancora giovane, io avevo già raggiunto tante volte l’età adulta. In quei giorni, in ognuna delle mie infanzie, la memoria correva più veloce. In quei giorni facevamo le cose meccanicamente, guardavamo in modo strano il mondo intorno a noi. Ricordavamo."

Eppure Daniel non ha intenzione di arrendersi, neppure quando Lucy, sconvolta e spaventata dalle sue rivelazioni, gli intima di stare lontano da lei… Perché quando l’ha baciata e l’ha sentita tremare forte sotto le sue labbra, Daniel ha capito che in qualche angolino nascosto del suo cuore, in una memoria atavica impressa nell’anima, anche Lucy si ricorda di lui. Non ricorda il suo viso né gli eventi che li hanno visti coinvolti nei secoli, ma ricorda il loro amore, perché le loro anime si cercano da sempre, e continueranno a farlo fino alla fine dei tempi.



"Erano sensazioni primitive. Era un momento così importante da disperdere ogni ricordo del prima e del dopo. Forse non sarebbe riuscito a conservarlo, e quella era la cosa che lo spaventava sempre più di tutte. Ma nel liberare la sua mente sovraccarica sentì una gioia delirante. Lasciò uscire tutto, il resto del mondo e la registrazione di tutto ciò che gli fosse mai successo. Premette il corpo affaticato contro la bella pelle sudata di lei. Le si avvolse attorno e si sentì puro e nuovo come se fosse appena nato."


Il commento di Rossella



Un amore che sfida i secoli, che oltrepassa i confini della memoria e se ne infischia della carnale temporaneità del corpo, tornando eternamente… Alzi la mano chi non ha mai sognato un amore del genere! Che sia stata la debolezza di un attimo o il desiderio di una vita, il “grande amore”, quello eterno e infinito per antonomasia, resta uno dei pilastri fondamentali della società occidentale contemporanea. Sesso, ceto sociale e razza fanno poca differenza: sarà colpa della letteratura ottocentesca, dei classici hollywoodiani da “Via col vento” in poi, oppure della musica melodica? Sta di fatto che quasi nessuno sfugge al fascino mitico del grande amore, e questo in barba anche alla realtà, che spesso ci dimostra quanto fugaci e labili possano essere i sentimenti umani.

Nel romanzo “Grande amore”, tuttavia, è bandito ogni cinismo, ogni dogma o presunto realismo scientifico: in amore come in guerra, non solo è tutto permesso, ma anche tutto è possibile, perfino l’inimmaginabile. È questo il messaggio che sembra volerci dare la romanticissima –nonché bravissima, soprattutto nella difficile arte di dar vita e sostanza al sentimento amoroso senza renderlo né melenso né ridicolo– Ann Brashares. Oltre che un romanzo bello e commovente, che conosce momenti di pura poesia, “Grande Amore” è anche un appassionante viaggio nel tempo che consente ai profani di approfondire una teoria, quella della reincarnazione, che se aa alcuni può apparire come una stupidaggine, per molti altri è non solo una fede, ma anche la romantica spiegazione di tutte le piccole, misteriose e incomprensibili coincidenze quotidiane, dei déjà-vu e dei colpi di fulmine. Unico appunto all’autrice riguarda il finale, troppo aperto… Che presupponga un seguito? L''unico appunto che può essere fatto al libro, non riguarda il romanzo in sé, ma la sua traduzione, che poteva essere più accurata, evitando così di imbattersi in numerosi refusi ed errori che compromettono la lettura.



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