mercoledì 30 novembre 2011

Recensione "Il tribunale delle anime" di Donato Carrisi



Questa è la storia di un segreto invisibile eppure sotto gli occhi di tutti. Questa è la storia di un male antico ed eterno e di chi lotta per contrastarlo. Questa è una storia basata su fatti veri, ispirata a eventi reali: la sfida non è crederci, ma accettarlo.”



Ci troviamo in una Roma molto diversa da quella che noi tutti conosciamo: sono giorni che il sole non splende, sostituito da nuvole e oscure e da una pioggia battente, ininterrotta, che dona all’antica città un’atmosfera apocalittica. E proprio Roma, con i suoi secoli di storia oscura e terribile e con una Chiesa che ha tanto – forse troppo – da nascondere, è l’ambientazione ideale per le ricerche di Marcus, un misterioso “cacciatore” venuto dal nulla, riemerso da un coma che non gli ha lasciato alcun ricordo delle sua vita precedente.

Marcus conosce solo il proprio nome, sa di essere un sacerdote e di recare sulla tempia sinistra la cicatrice della pallottola che l’ha colpito di striscio, privandolo della memoria e di un passato.



-Osservò le proprie mani adagiate lungo i fianchi, sulle lenzuola candide. Era come se non gli appartenessero, come se fossero di qualcun altro. Si voltò verso la finestra. Il vetro gli restituì il debole riflesso del suo volto. In quel momento, arrivò la paura. La domanda gli fece male. Ma ancor più, la consapevolezza di non conoscere la risposta. Chi sono io?-


In un antico caffè vicino a piazza Navona, Marcus incontra Clemente, l’uomo che l’ha salvato, restituendogli un’identità, seppur parziale, e una missione: scovare chi ha rapito Lara, una studentessa di architettura scomparsa nel nulla, che si teme stia per fare la fine delle altre quattro giovani donne rapite tempo prima dallo stesso serial-killer e poi, dopo un mese, ritrovate morte. Perché proprio Marcus? Perché lui non è un uomo qualunque: prima di perdere la memoria, infatti, era un penitenziere, apparteneva cioè a un antico e misterioso ordine religioso poi sconfessato dal Papa. Il penitenziere, infatti, era colui che scovava e puniva i peccatori, i ladri e gli assassini, colui che vendicava il male perpetrando però altro male sotto forma di vendetta…



-C'è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. È li che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare. Il mio compito è ricacciarlo indietro.-

Il male è come un virus: chi sta troppo tempo a contatto con esso finisce per esserne contagiato.


Lo sa bene Marcus, che della sua precedente vita ha conservato un dono: l’empatia nei confronti di chi perpetra il male, la non comune capacità di mettersi nei panni degli assassini e anticipare i loro pensieri, notando ogni dettaglio, ogni anomalia presente sulla scena del delitto. Anche Sandra, che di mestiere fa la fotografa della scientifica, è abituata a stare a contatto col male, in qualsiasi forma esso sia perpetrato. Sa riconoscere i dettagli fuori posto, gli indizi ingannatori, le anomalie che la macchina fotografica rileva sulle scene del crimine, ma soprattutto, Sandra ha un’ossessione: scoprire come e perché è morto suo marito, fotografo free-lance impegnato in una missione segreta e pericolosissima.



Sulle tracce dell’uomo amato, scomparso ormai da parecchi mesi, Sandra arriva a Roma, dove le sue ricerche incrociano quelle di Marcus… Entrambi lavorano in segreto, senza la copertura di un’indagine ufficiale, e si troveranno costretti a riaprire “casi freddi”, delitti ormai dimenticati per i quali la polizia aveva già scovato un colpevole. Ma la realtà è molto diversa da come appare: sotto la superficie, infatti, trama un disegno di morte segreto e terribile, un disegno che si cela dietro la pretesa di una giustizia superiore, ma che in realtà nasconde vendette tragiche e sanguinose. Il male non può essere fronteggiato da altro male: si combatte col perdono, anche quando quest’ultimo comporta il pagamento di un prezzo non indifferente…

-Per tutto esiste un perdono, perfino per i peccati mortali. Non basta chiederlo, però. È necessario condividere la colpa con qualcuno: esternarla è il primo passo per liberarsene.-


Il commento di Rossella

Ancora una volta, dopo il caso editoriale “Il suggeritore”, uscito appena un paio di anni fa, Donato Carrisi regala ai suoi lettori un thriller mozzafiato, che inizia col botto, prosegue in sordina ed esplode sul finale, offrendoci un centinaio di pagine a dir poco elettrizzanti, un concentrato di tensione che, alternando passato e presente, porta a una conclusione assolutamente imprevedibile. Lo stile di Carrisi è asciutto, caratterizzato da frasi brevi ed efficaci, anche quando descrive luoghi o monumenti: una scrittura che aiuta a ricreare l’atmosfera tesa e inquietante caratteristica del genere thriller, offrendo ai lettori una descrizione oggettiva e imparziale dei fatti, dando loro la possibilità di immedesimarsi in ogni personaggio. “Il tribunale delle anime” si compone di storie vere – l’esistenza di una sorta di setta di “penitenzieri” all’interno della Chiesa Cattolica, infatti, non è solo una leggenda – e forse è proprio questo a rendere il romanzo così agghiacciante. I personaggi sono ben delineati, ermetici, custodi di segreti che Carrisi svela pian piano, seguendo un disegno narrativo complesso e intricato che padroneggia alla perfezione.Una trama scorrevole priva di zone "morte" e con un finale che risponde pienamente a tutte le domande – e sono moltissime – che nascono nella psiche del lettore nell'evolversi dell'intera storia. Molto apprezzabile, infine, il tentativo perfettamente riuscito dell’autore di fornire anche una morale che fa riflettere: il male non può essere riscattato da altro male, l’unica arma per combatterlo è il perdono...

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