mercoledì 20 luglio 2011

Recensione "L'ultimo uomo buono"






In diverse parti del globo si stanno verificando degli insoliti delitti. Le vittime, che sembrano bruciare dall’interno per effetto di un veleno sconosciuto, presentano degli strani segni sulla schiena paragonabili a tatuaggi, ma c’è qualcos’altro che le accomuna: sono tutte persone buone.






Nessuno pare intenzionato a prendere il caso sul serio a eccezione di Tommaso Di Barbara, un agente della polizia di Venezia convinto che ci sia un disegno preciso dietro questi omicidi, un killer o un’organizzazione criminale che agisce sulla base di un progetto prestabilito. Secondo i suoi calcoli, la prossima vittima designata sarà proprio a Venezia o a Copenaghen, ragion per cui, tramite l'Interpol, invia una segnalazione alla polizia danese. Il caso, ritenuto anche lì di poco conto, verrà affidato al poliziotto Niels Bentzon, un abile negoziatore ma anche personaggio scomodo perché affetto da turbe maniaco-depressive.


«Red notice», disse Sommersted quando finalmente trovò il caso nel mucchio. «Sembra sia di moda ammazzare la gente buona.»
«Ammazzare la gente buona?»
«Così pare. In diversi posti del mondo: Cina, India, Russia, Stati Uniti.
Molte delle vittime lavorano nell’industria della bontà.
Sai: persone attive in favore del Terzo Mondo, medici, operatori umanitari.» (…) «Pensi che il movente sia religioso?»
«Può darsi. Ma noi non abbiamo niente a che fare con l’indagine. Fortunatamente. Omicidi sacri.
Ci vuole una quantità di lavoro cartaceo. Vecchi libri polverosi da leggere.
Che ne è stato dell’avidità e della gelosia?
Quelli sì che erano moventi comprensibili.»


Il compito di Bentzon consisterà nell’individuare gli uomini buoni di Copenaghen, al fine di impedire che l’assassinio si compia. Egli, tuttavia, si spingerà oltre perché, al pari del suo collega italiano, prederà il caso molto sul serio e avvertirà il bisogno di fare chiarezza.


Ad aiutarlo nella sua folle impresa, sarà l’astrofisica Hannah Lund, ex moglie di un premio nobel individuato come potenziale bersaglio del misterioso killer. Si scatenerà così una vera e propria caccia all’uomo nel corso della quale le comuni indagini “terrene” finiranno per intrecciarsi con elementi soprannaturali, teorie e testimonianze che sfuggono all’ordine naturale delle cose e che ci riconducono alla mitologia ebraica.


«Gli ebrei hanno un mito che riguarda gli ‘uomini buoni’.
Lo conosce?» (…)
«Dice che trentasei persone buone sostengono l’umanità». (…)
«Come si è saputo?» (…)
«Lo disse Dio a Mosè.» (…)
«E cosa disse Dio a Mosè?»
«Che per ogni generazione avrebbe inviato sulla Terra trentasei persone buone e giuste, per badare all’umanità.»
«E devono andare in giro come missionari, o cosa?»
«No. Perché loro non sanno di esserlo.»


Una teoria incredibile quanto affascinante che ci accompagnerà fino al sorprendente colpo di scena finale.


Il commento di Miriam

Questo di Kazinski è stato definito un “thriller rivoluzionario” , leggendolo si può comprendere facilmente il perché. Tutti noi lettori siamo abituati a thriller in cui i buoni (i poliziotti) danno la caccia ai cattivi (gli assassini). Qui, invece, assistiamo a un ribaltamento nelle indagini perché sono proprio i buoni, seppure potenziali vittime, a divenire oggetto di caccia.

Ma come definire una persona buona?

L’istinto ci induce a pensare alle persone socialmente impegnate, agli attivisti delle associazioni umanitarie, a coloro che, in vari modi, si pongono al servizio dei più deboli. Sono proprio questi, infatti, i soggetti che confluiranno nella lunga lista stilata da Niels Bentzon. A una più attenta analisi, però, notiamo che i contorni si sfumano e che quel che ci sembrava indiscutibile si trasforma in un’ipotesi vacillante. Premi nobel, religiosi, presidenti di associazioni benefiche, non meno di altri individui, possono nascondere scheletri negli armadi. Il loro impegno, non sempre è del tutto disinteressato e, come qualsiasi mortale, sono tacciabili anch’essi di errori ed egoismi. Con grande maestria, l’autore, ci presenta un campione variegato di umanità tratteggiando dei profili psicologici che si affermano in virtù della loro complessità e verosimiglianza. Scorrendo i vari capitoli, comprendiamo quando sia labile il confine tra bene e male e siamo invogliati a riflettere. Gli stessi poliziotti protagonisti delle indagini, il veneziano Tommaso Di Barbara e il danese Niels Bentzon, si caratterizano come personaggi controversi.

Il primo è un uomo di mezza età ancora piacente ma che non è mai riuscito a intrattenere una relazione sentimentale duratura e a formarsi una famiglia. L’unico suo legame affettivo è rappresentato dalla madre alla quale, tuttavia, non riesce a dedicare sufficiente parte del suo tempo neanche ora che è in fin di vita. Svolge con dedizione la professione di poliziotto ma non gode di grande credibilità a causa della sua instabilità emotiva.

Niels Bentzon, soffre di turbe maniaco-depressive e di una grave forma di fobia che gli impedisce di viaggiare. La sua relazione coniugale è in crisi proprio perché la moglie Kathrine è costretta a viaggiare molto per lavoro e questo li obbliga a lunghe separazioni. È un abile negoziatore, quasi un esperto della psicologia umana, ma non è capace di sparare e ciò non è considerato certo un pregio dai suoi superiori. Insomma due rappresentanti della “fazione” dei buoni che si connotano anche e soprattutto per i loro difetti, tanto da poter essere identificati come due antieroi.

Non è da meno la carismatica astrofisica Hannah Lund che affianca Niels nelle indagini. Brillante teorica dotata di un’intelligenza superiore alla norma, sin dall’infanzia convive con la sua mancanza di senso pratico e grandi difficoltà nel campo relazionale, caratteristiche che ne determinano la “diversità” e, spesso la condannano alla solitudine. A sancire l’originalità dell’opera è anche una commistione tra reale e soprannaturale. Man mano che la trama si dispiega, sempre più, affiorano richiami alla mitologia ebraica e a fenomeni inspiegabili razionalmente, non da ultime le esperienze di premorte che giocheranno un ruolo fondamentale nella storia. Teorie che affascinano e che sollevano interrogativi di non facile soluzione. Probabilmente, proprio questo è l’aspetto più interessante del progetto: L’ultimo uomo buono può essere letto come un ottimo romanzo di intrattenimento ma, tra le sue righe sono rintracciabili tematiche e argomentazioni dalle profonde implicazioni etiche oltre che di grandissima attualità.

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