Siamo in una metropoli immaginaria, luogo caratterizzato da forti contrasti sociali. Alla classe dei benestanti si affianca, quella dei derelitti: barboni, prostitute, baby gangster, persone che la società relega tra gli esclusi e costringe a una lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Rachel, a soli tredici anni, ha già maturato la consapevolezza di essere ai margini. L’unica famiglia che possa permettersi è quella delle “Ankle sisters”.Da lì a passare a qualcosa di più serio è un salto, lo stesso che divide i Baby dagli Orginal,
i ragazzi dagli adulti, i teppisti dai criminali."
Ciò nonostante, per quelli come lei, nel quartiere di Saint Mary, la vita sembra essere più facile che altrove perché c’è qualcuno che veglia su di loro e interviene sempre al momento opportuno per tirarli fuori dai guai.
"Veste da film in bianco e nero.
È un vecchio e non è neppure bello.
Eppure è fico, una bomba.
Un Vincente punto e basta.
Il Re dei Vincenti."
Il suo nome è Angus. Lo si vede solo di notte in compagnia di un irlandese che si vanta di essere la sua guardia del corpo.
sia un caso, una sorta di predestinazione, o piuttosto uno scherzo di cattivo gusto.
Perché chiunque sia, qualunque cosa sia, di sicuro Angus non è un angelo."
In realtà egli è un vampiro molto particolare. Dà la caccia solo a coloro che fanno del male ad altre persone e si prende cura delle loro vittime. Lo fa per tener fede a un voto tributato a sua moglie morta oltre un secolo e mezzo prima e, soprattutto, per sentirsi ancora amato. I suoi protetti trovano asilo presso la Fondazione Shannon gestita da Kerri, una giovane donna che lui stesso ha strappato alla strada e agli orrori di una vita tristissima. Un compito non facile il suo ma che si complicherà parecchio quando Galinder, il Dominus dei vampiri, si sentirà minacciato dalle ambizioni di Malakith e, animato da un’insaziabile sete di potere, scatenerà una faida tra congreghe rivali. Angus, suo malgrado, diventerà una pedina di questa guerra trasformandosi così in una minaccia per tutti coloro che ama e che lo ricambiano ignorando la sua vera natura.
«Ci sono altre tenebre da cui fuggire, e luci più calde con cui riscaldarsi.»
Ma il fulgore dell’amore potrà davvero rischiarare l’abisso del Male?
Il commento di Miriam
“La danza delle marionette” è un urban fantasy di grandissimo impatto emotivo che sorprende soprattutto per la sua originalità. Ancora una volta si parla di vampiri, ma da un punto di vista assolutamente inedito. Attraverso una prosa accattivante che alterna sequenze da film d’azione americano a scenari degni di una fiaba gotica, l’autore ci narra infatti una storia in grado di conservare intatto il fascino della fiction pur proponendo tematiche di interesse sociale.
Angus si presenta come un personaggio sfaccettato e caratterizzato da una forte ambiguità: sanguinario per natura è dotato di un autocontrollo tale da riuscire a selezionare le sue vittime trasformandosi da mostro in giustiziere. La sua immagine di eroe romantico, costantemente si sovrappone a quella di un’altra tipologia di eroe, più reale e più vicina ai nostri giorni. Si fa presto ad accorgersi che la missione di questo vampiro, fuori dai canoni tradizionali, somiglia a quella di alcune persone attive nella nostra realtà. Angeli che si dedicano al recupero dei minori a rischio e all’assistenza dei più deboli. Coloro per cui Angus lotta sono i diversi, le persone rifiutate da una società che spesso incarna il Male ancor più delle creature della notte. Personaggi quanto mai realistici che rivendicano la loro dignità reclamando il diritto ad amare e a essere amati. Ed è proprio l’Amore, inteso nelle su molteplici sfumature, ad attraversare l’intero romanzo. Intenso quello che prova Angus per la perduta Shannon, impossibile quello che lo lega a Kerri, incondizionato, ma altrettanto pericoloso, quello che nutre per gli ospiti della Fondazione. In tutti i casi indispensabile perché un essere votato alle tenebre possa dare un senso all’eternità, sentendosi ancora vivo. Delicato come una sinfonia di Mozart, duro come un pezzo metal, questo di Luca Buggio è un romanzo che ammalia, inquieta e commuove. Quasi una favola metropolitana in grado di alimentare la speranza che anche gli ultimi, almeno qualche volta nella vita, possano sentirsi primi.
L'intervista
Si apre un nuovo appuntamento con l'ormai consueta rubrica “Made in Italy”. Oggi siamo qui in compagnia di Luca Buggio e del suo romanzo "La danza delle marionette".Ciao Luca, benvenuto! Visto che qui al Gloria's Literary Cafè siamo piuttosto curiosi, ci vuoi raccontare com'è nata questa tua passione per la scrittura?
-Buongiorno a te, Gloria, e a tutte le amiche e gli amici del Gloria’s Literaly Café. Scrivere è una passione che è nata quand’ero bambino. Mi permetto di raccontarvi un aneddoto, un ricordo d’infanzia che è stato un po’ l’inizio di tutto. A nove anni stavo leggendo un fumetto western a episodi e a un certo punto incontrai un personaggio che assomigliava tantissimo a un mio familiare. Inevitabile affezionarmici. Non prevedevo che poche pagine dopo, questo personaggio venisse ucciso dai banditi: ci rimasi malissimo, ma soprattutto decisi che avrei scritto io una storia in cui il personaggio in questione sarebbe sopravvissuto, salvato dall’eroe di turno. Da allora ho cominciato a scrivere storie, per lo più di avventura, ispirate alle mie letture favorite di allora, Jules Verne e Emilio Salgari.“La danza delle marionette”: com'è nato questo tuo romanzo e dove hai tratto l'ispirazione per scriverlo?
-Per molti anni mi sono occupato di volontariato: sono tra i fondatori di un’associazione che sostiene minori in situazioni di disagio offrendo momenti di assistenza e animazione. In quel contesto sono giunto a maturare molte riflessioni. Ho pensato a quante sfaccettature può avere la parola amore, dal più nobile al più spregevole. Ho riflettuto su quante volte l’altruismo nasconda o riveli necessità e bisogni che altruistiche non sono. Così, raccogliendo le idee sulla persona che ero prima di iniziare questa esperienza e quello che ho imparato e scoperto su di me durante il percorso, ho deciso di scriverci sopra una storia. Non avevo intenzione di provare a pubblicarla: non sapevo nemmeno se sarebbe piaciuta a qualcuno, ma piaceva a me, e questo mi sembrava abbastanza. Poi però, nel 2005, la perdita improvvisa di una persona cara mi ha aiutato a capire che se uno ha un sogno nel cassetto deve provare a realizzarlo senza pensarci troppo. Non sai mai quanto tempo ti rimane. E’ stato così che, in modo del tutto imprevisto, ho realizzato il sogno di vedere il mio libro pubblicato e nelle vetrine delle librerie! Ecco perché il romanzo è dedicato a due persone che non ci sono più, ma che, ne sono sicuro, hanno seguito questa mia avventura facendo il tifo per me.
Sono daccordo con te: mai smettere di sognare e perché non tentare di tramutare questi sogni in realtà? A volte si possono davvero realizzare e tu, come molti altri, ne siete la prova tangibile. Leggendo il tuo libro infatti, si può chiaramente leggere tra le righe un messaggio di grande interesse sociale. Come mai la scelta di veicolare questo pensiero tanto importante attraverso un urban fantasy incentrato sui vampiri?
-Ho iniziato a pensare “la danza delle marionette” agli inizi della mia esperienza di volontariato, verso la metà degli anni novanta, e ho finito di scriverlo nel 2003. Non era ancora scoppiato il boom di libri di vampiri e angeli che caratterizza il mercato editoriale di questi tempi. Sull’argomento avevo letto qualche romanzo di Anne Rice e mi era piaciuta l’idea di una società delle tenebre nascosta agli occhi dei mortali. La figura del vampiro mi convinceva, per la mia storia, perché incarna e giustifica tantissimi aspetti di cui parlo: in particolare, perché è una creatura non-morta e ha bisogno di trovare dei surrogati di emozioni per sentirsi viva. I vampiri de "La danza delle Marionette" vanno tutti in cerca di un modo per sentirsi vivi e superare la noia dello scorrere lento dei secoli e di notti sempre uguali.
Angus è un vampiro che fa del male ai cattivi per far del bene. Una specie di Robin Hood metropolitano. Vuoi parlarci di lui e di come si è sviluppato questo personaggio? Quanto di te c’è in lui?
-In Angus ci sono riflessi di molte emozioni, forti e contrastanti, che ho provato di persona: il desiderio, il bisogno di fare qualcosa per gli altri e la scoperta che è qualcosa che ti fa stare bene, che quello che ricevi è più di quello che dai. E a volte vorresti avere i superpoteri per farla pagare a chi ha fatto del male a delle persone innocenti. Angus ha in sé entrambe le nature, quella del buono e del cattivo. Fare del bene o fare del male è una sua scelta: questo mi sembra un aspetto importante: il cosiddetto “libero arbitrio”.La verità è che ho messo me stesso in molti personaggi. Angus rappresenta il mio lato istintivo, quello che potrei tirare fuori in una situazione limite. Chris è l’immagine migliore di me, quella che mi sforzo di offrire alle persone che amo. Il professor Bradley (un personaggio secondario) è il mio lato professionale, quello che credo si possa dire di me quando entro in ufficio al lavoro.
Insieme alla scrittura so che coltivi una grande passione per il teatro: sei attore, insegnante, regista, organizzi laboratori teatrali per adulti e ragazzi e hai fondato la compagnia dei “Saltapasti”. Un artista sotto diversi punti di vista.
-Trovo passione in tutto quello che mi permette di esprimere e condividere emozioni. Per qualche tempo ho anche disegnato molto. Poi bisogna fare delle scelte perché il tempo libero è limitato. Scrivere e “teatrare” sono due grandi amori, anche se il secondo è molto più recente del primo. Da persona molto timida quale sono, la scelta del palcoscenico è arrivata da adulto, e oserei dire quasi a sorpresa.Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
-Ho in cantiere, ormai da qualche anno, un progetto ambizioso: un romanzo ambientato a Torino nel 1706, nel bel mezzo di eventi storici che già da soli meriterebbero una cronaca romanzata. Non sarà un romanzo storico perché non ho abbastanza competenza, e poi perché vorrei mantenere il mio taglio di scrittore che affronta tematiche sovrannaturali. In fondo Torino è famosa anche come “città magica”… La storia sarà ambientata durante una guerra tra Ducato di Savoia e Regno di Francia e avrà per protagonisti una saponaia e una spia del Duca, che si troveranno ad affrontare un qualcosa di diabolico o angelico che dir si voglia. Ormai la prima stesura della storia è completa e supera le 900 pagine. Idealmente, pensavo di dividerla in tre parti. Ma chiaramente, bisogna vedere se troverò un editore interessato!
Grazie Luca per essere stato con noi, spero tornerai presto a trovarci.
-Grazie a te, a voi. E credimi, non vi libererete tanto presto di me!
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